Secondo il rapporto Ocse, nel 2013, il 57% degli insegnanti della primaria, il 73% di quelli delle superiori e il 51% dell’istruzione terziaria avevano più di 50 anni, le percentuali più alte tra i Paesi Ocse e quelli partner. Dal momento che nel prossimo decennio molti di costoro andranno in pensione, l’Ocse suggerisce di approfittarne per ridefinire la professione, renderla in altre parole più appetibile alle nuove generazioni.
Per quanto riguarda poi i salari, lo stipendio dei prof italiani continuano a essere legato soprattutto all’anzianità e poco al merito e ammontano a due terzi del salario medio di un lavoratore con qualifiche comparabili.
Sul fronte della valutazione, è l’unico Paese, insieme con Austria, Giappone e Lussemburgo, senza ispezioni scolastiche come requisito per l’accreditamento e senza valutazione dei presidi.
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Sulla spesa destinata all’istruzione nel 2012 Italia destinava il 7,4% del Pil, contro una media Ocse dell’11,6 per cento. Mentre quella per le università era allo 0,9% del Pil, in leggero aumento rispetto allo 0,8% registrato nel 2000, ma pur sempre la seconda quota più bassa tra i paesi Ocse dopo il Lussemburgo, a un livello simile a quello del Brasile e dell’Indonesia.
Nel 2013 i docenti italiani che dichiaravano di usare le nuove tecnologie per le lezioni in classe o per i progetti con gli studenti erano il 31%, contro una media Ocse del 40%, mentre il 57% dei 15enni (a fronte di una media Ocse del 36%) sosteneva di non usare Internet a scuola. Una scarsa diffusione che, secondo il rapporto, può essere dovuta a una mancanza di preparazione dei prof.
Nel 2012, secondo il rapporto Pisa, il 14% i ragazzi delle scuole medie italiane hanno mostrato bassi livelli di competenze in matematica, lettura e scienze, mentre fanno lo stesso solamente il 9% delle ragazze. Gli studenti con scarsi risultati nella scala Pisa, spiega il rapporto, sono quelli che non raggiungono il livello 2, quello in cui gli studenti dovrebbero essere in grado, per esempio, di sostituire correttamente numeri all’interno delle formule per risolvere un problema di matematica.
In Italia il 98% dei bambini di 4 anni di età è iscritto alla scuola dell’infanzia, contro una media Ocse dell’88%. I tassi di iscrizione sono superiori alle media Ocse anche per i figli di immigrati, ma inferiori di ben 10 punti percentuali rispetto ai figli di genitori nativi italiani.
Singolare il dato che riguarda la presenza di donne prof all’università. Qui infatti solo il 37% dei docenti è donna, contro una media Ocse del 41%, mentre in tutti gli altri livelli di istruzione la presenza femminile è ben superiore alla media degli altri Paesi, soprattutto per quel che riguarda l’istruzione pre-primaria e primaria.
Sul fronte dei laureati, il divario di genere è «quasi chiuso» dice il rapporto, visto che le donne sono il 59% dei laureati e il 52% dei titolari di un primo dottorato.
Ma per le carriere dei figli i genitori continuano ad avere aspettative condizionate dal genere: i dati Pisa 2012 mostrano che le famiglie dei 15enni sono due volte più propensi a prevedere una carriera nelle discipline scientifiche per i figli maschi che per le femmine, anche a parità di competenze.
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