“Sono amareggiata, per non usar parole più pesanti, per la questione Quota 96. Le ragioni di quei docenti non sono le ragioni del privilegio, ma quelle di un diritto. Sono persone che han servito lo Stato e che hanno maturato la pensione sudandosela, che hanno diritto ad averla e la vedono svanire per un cavillo. Siamo lo Stato dei cavilli o quello dei diritti? Dico quel che penso e penso quel che dico, sempre, a maggior ragione quando si tratta di qualità della Scuola”
Così commenta la vicenda “quota96” Mila Spicola, insegnante, componente della Direzione Nazionale del Partito Democratico, vicesegretario del PD Sicilia, autrice tra l’altro della firmatissima petizione per chiedere la mobilità o il prepensionamento per i docenti oltre i 60 anni per svecchiare la classe docente e favorire rinnovamento e innovazione nella scuola e che per prima ha fatto traballare il governo Letta sulla questione dei 150 euro degli scatti stipendiali dei docenti
“Non sono solo loro a subirne le conseguenze: a 3976 docenti trattenuti contro legge in servizio, corrispondono 3976 giovani e ben più motivati docenti a spasso e, soprattutto, migliaia di studenti che avranno di fronte in classe 3976 docenti stanchi, sfatti e demotivati, per non dire incazzati. Prigionieri del cavillo. Io penso soprattutto agli alunni e temo che avranno esattamente il contrario di quel che dovrebbero avere e di quello che ci stiam sforzando di mettere in piedi: un’istruzione di qualità. Abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, l’Ocse ci bacchetta per questo, diciamo che la scuola deve passare in cima e poi arriva la logica dei ragionieri a smentire ogni progetto? Con tutto il rispetto per questi colleghi che a loro tempo saran stati ottimi docenti ma che oggi non hanno né la forza né la voglia di insegnare, per loro stessa ammissione, oltre i 60 anni in classe non ci si può stare: meccanismi di mobilità e di prepensionamento devono mettersi in campo.”
Così continua “Credo che la vicenda quota 96 sia emblematica di qualcosa di più grave che si sta verificando: il conflitto tra gli apparati burocratici, che decidono con la logica del numero, incapaci di cogliere le priorità di un Paese in crisi, per il quale serve visione e organicità e la politica, che quella crisi tenta di contrastare con decisioni che siano giuste e con le regole del buon senso. Il rinnovamento interpretato da Renzi deve essere inteso come rinnovamento delle dinamiche burocratiche non solo e non tanto come un rinnovamento della politica. E’ giusto tenere in ordine i conti, ma in conto prima ci siano le persone, i loro diritti e l’avvenire delle nuove generazioni. Le coperture? Si trovino. Non per cercar consenso, ma per prendere provvedimenti necessari. I privilegi da eliminare si cerchino altrove: nella scuola non ce n’è, una volta per tutte. Nella scuola non ce n’è.”
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