Spid promosso dal Governo: apre a 4mila servizi della PA, ma nella scuola parte piano

Procede a passo veloce il processo d’informatizzazione telematica della PA. Anche se nella scuola la partenza fa pensare alle automobili alimentate a diesel.

L’occasione per fare il punto della situazione sui vantaggi dell’identità digitale, è arrivata a seguito delle dichiarazioni della ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, a commento dell’approvazione del Piano triennale per la trasformazione digitale della P.A., firmato il 31 maggio dal premier Paolo Gentiloni.

“Oggi – ha detto la responsabile della Funzione Pubblica – sono oltre 4 mila i servizi già attivi con lo Spid”, il Sistema pubblico di identità digitale unico utile, attraverso il Pin, all’accesso ai servizi on line aderenti, “tra i quali l’iscrizione dei figli a scuola, la rottamazione delle cartelle Equitalia o la richiesta del ‘bonus mamma’ appena avviato dall’Inps”.

Quanto alla nuova carta d’identità elettronica, che progressivamente sostituirà la vecchia carta d’identità cartacea, la Madia ha detto che “si sta diffondendo secondo il programma stabilito, altri 350 comuni saranno gradualmente abilitati all’emissione, garantendo così la copertura del 50% della popolazione. Stiamo lavorando, inoltre, all’aggiornamento del Codice dell’Amministrazione Digitale”.

Secondo la ministra, in generale, il Piano triennale per l’informatica “non solo rivoluzionerà le modalità di acquisto” nel settore, facendo spendere meglio le amministrazioni pubbliche, ma “rappresenta una piattaforma che mette a sistema tutti i progetti che in questi anni abbiamo avviato”.

Sul piano pratico, nella scuola l’approdo della digitalizzazione dei servizi si è tradotto, negli ultimi anni, nell’introduzione del sistema telematico Istanze On Line, che permette l’inoltro via internet delle domande per la mobilità o per i concorsi.

Ma anche, più di recente, nell’attivazione dello Spid, attraverso cui è possibile prenotare e pagare la formazione a distanza, fruendo della carta del docente, il “borsellino” elettronico da 500 euro annui, che la Legge 107/2015 ha assegnato ad ogni docente di ruolo.

Premesso che i docenti hanno a disposizione ancora 15 mesi per spendere la quota dell’a.s. in corso assegnata dal Miur, va detto che il sistema nella scuola sino ad oggi non ha riscosso consensi di massa. Prima, infatti, ha dovuto fare i conti con l’inesperienza su questo genere di fruizione, pagando quindi una sorta di tara culturale. Sia a livello di amministrazione, ma anche per quanto riguarda i fornitori di servizi e da parte degli stessi insegnanti.

 

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Tra i docenti immessi in ruolo, l’organizzazione telematica a supporto dell’identità digitale è stata infatti inizialmente rallentata dai ritardi dei pagamenti ai fornitori che si sono registrati alla piattaforma on line per proporre i loro beni e servizi. Una volta venduto il “prodotto” al docente, infatti, gli esercenti hanno avuto non pochi problemi a farsi rimborsare dal ministero la quota, corrispondente alla “fattura” elettronica, attraverso la Consap, la Spa concessionaria di servizi assicurativi pubblici, interamente partecipata dal ministero dell’Economia.

In alcuni casi, alcune grandi “catene” distributive hanno deciso di non anticipare più soldi. Quindi di stoppare la vendita di beni e servizi ai docenti tramite lo Spid. Ad inizio febbraio, riportava Il Fatto Quotidiano, questo problema è stato comunque superato, grazie allo stanziamento, da parte del Mef, di una prima tranche di pagamenti per 14 milioni di euro.

Nel frattempo, la macchina organizzativa per distribuire senza intoppi i servizi e ricevere in tempi ridotti le somme anticipate, ha iniziato a funzionare.

Qualche settimana dopo, tuttavia, il Sole24Ore ancora riportava un basso numero di adesioni al sistema da parte dei circa 700mila docenti coinvolti: ad inizio primavera, solo un docente su tre avrebbe infatti utilizzato i 500 euro di bonus per l’autoaggiornamento, con la maggior parte di loro ancora in attesa di decidere, probabilmente, ancora come e dove investire l’intera quota.

È probabile che in questi ultimi giorni, soprattutto dopo il termine delle lezioni, il numero di adesioni ai corsi d’aggiornamento, agli eventi formativi e alle attrezzature utili a questo scopo, possa essere aumentato. In tanti, però, già hanno fatto sapere di aver deciso di sommare la quota del presente anno scolastico con quella del 2017/18. Prendendosi quindi altri 12 mesi di tempo. Per aver forse la certezza che, nel frattempo, lo Spid non sia più un “oggetto” misterioso e da perfezionare.

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Alessandro Giuliani

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