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Sponsor a scuola, per il Ministero si può fare: finanziamenti aggiuntivi. Gli istituti hanno un mese di tempo per esprimersi. C’è chi dice ‘no’

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Entro un mese gli istituti scolastici dovranno esprimere osservazioni e suggerimenti sull’affidamento dei contatti di sponsorizzazioni: la richiesta è stata formulata, qualche giorno fa, dal ministero dell’Istruzione e del Merito.

L’ingresso dei privati nelle scuole – introdotto nel 2015 con la Legge 107 del Governo Pd guidato da Matteo Renzi – viene considerato in prevalenza un’opportunità, ma sindacati e associazioni di categoria rivendicano un codice etico che eviti forme di commercializzazione.

“Le sponsorizzazioni – ha scritto ai dirigenti scolastici il dicastero di Viale Trastevere – costituiscono per le Istituzioni scolastiche una fonte di finanziamento aggiuntiva rispetto a quelle di natura pubblica e rappresentano un’opportunità concreta per il miglioramento dell’offerta formativa. Il ricorso a forme differenziate di finanziamento, tra cui le sponsorizzazioni, rappresenta, infatti, uno dei venti obiettivi del Piano triennale per la semplificazione nel settore della scuola”.

Per evitare che la presenza di aziende in determinati territori crei dei contesti penalizzanti, sempre il Ministero ha creato un fondo compensativo per le aree disagiate.

“Le sponsorizzazioni da parte delle aziende nelle scuole non sono una novità ma bisognerebbe regolare la materia perchè non ci siano fughe in avanti o una forma di bassa commercializzazione”, ha detto Mario Rusconi, presidente Anp di Roma.

“Le aziende che intervengono in modo positivo – spiega all’Ansa Rusconi – fanno un bene alla scuola che ha sempre necessità di fondi, dunque ben vengano, purchè ci sia un codice organizzativo ed etico delle sponsorizzazioni che sono utili ma, ripeto, vanno regolamentate: in questo senso bisogna lavorare”.

Ad avvallare la proposta è anche Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio e preside del liceo scientifico Newton di Roma: “Ho attivato diverse sponsorizzazioni già da quasi 10 anni”, ha sottolineato la preside romana.

“Ci sembra che per questa strada si vogliano determinare ulteriori divisioni tra scuole e scuole oltre che tra territori, non abbiamo bisogno di questo”, sottolinea Gianna Fracassi, segretario generale della Flc Cgil.

Per Ivana Barbacci, numero uno della Cisl scuola, “la scuola pubblica deve essere finanziata in maniera adeguata e stabile da risorse pubbliche, poi da sempre l’autonomia scolastica consente di ricevere contributi privati per sostenere progettualità di particolare interesse, opzionali e facoltative come ampliamento dell’offerta formativa”.

Anche Giuseppe d’Aprile, a capo della Uil Scuola Rua, sostiene che “le scuole del Sud rischiano di soffrire molto di più di quelle del Nord, perché quando si parla di alleanze con l’impresa, quando si parla di cofinanziamenti, bisogna chiedersi dove siano, nel Sud, le imprese disposte a dare soldi alle scuole”.

D’Aprile chiede quindi di “investire risorse statali sia nelle spese strutturali che nei capitoli delle spese correnti, rinnovare i contratti con aumenti cospicui, utilizzare in modo razionale le risorse e sottrare la scuola dai vincoli di bilancio per riconoscere a tutto il personale della scuola stipendi dignitosi che valorizzino il lavoro di tutti i giorni, da nord a sud”.

Elvira Serafini, leader dello Snals Confsal teme che “le sponsorizzazioni possano determinare differenti livelli qualitativi del servizio di insegnamento in ragione dei contesti di appartenenza delle scuole, aggravando i divari tra scuole appartenenti a diversi territori e tra le diverse scuole, in relazione ai diversi livelli di interesse dei privati”.

“Invitiamo ad un’attenta riflessione sui rischi connessi all’applicazione di nuove modalità di finanziamento . È necessario – conclude la dirigente sindacale – un incremento sostanziale della dotazione finanziaria ordinaria delle scuole, unico strumento per garantire pari diritti di accesso all’istruzione a tutti”.  

Entro il 31 maggio le scuole sono state invitate a fare pervenire i propri contributi e le proprie idee sulla materia rivolgendosi direttamente al ministero dell’Istruzione e del Merito.