Lo sport introduce una componente fondamentale nell’evoluzione e nel funzionamento psicologico dell’individuo: la socializzazione.
A scuola l’allievo si trova in un gruppo di pari animato da un adulto. Troppo spesso questo gruppo non è che la giustapposizione di soggetti e non costituisce un gruppo avente la sua vita, la sua dinamica, la sua struttura, la sua evoluzione.
In questo senso la scuola non gioca il ruolo di socializzazione che dovrebbe giocare.
Lo sport, e lo sport di squadra in particolare, invece, è una delle forme più efficaci di questa socializzazione: ciascuno ha il suo ruolo da giocare, il suo posto e la sua funzione ed è al servizio di tutti; l’individuo si situa in rapporto agli altri, agisce in funzione degli altri e il suo valore personale è al servizio della collettività; da qui la doppia preoccupazione di perfezionarsi personalmente per essere un elemento attivo del gruppo da una parte e di servire maglio la comunità alla quale appartiene dall’altra.
Non è anche questa una delle finalità essenziali dell’educazione: sviluppare l’individuo nei suoi componenti individuali e sociali, farne un cittadino che abbia una ricchezza personale da mettere al servizio della società?
Ciò si applica sia all’utilizzazione del lavoro in équipe in seno alla classe che alla formazione sportiva.
Questa socializzazione non si sviluppa in una prospettiva puramente interindividuale: la squadra, la pratica di uno sport, anche individuale, deve rispettare un certo numero di regole che bisogna conoscere e imparare, che bisogna imparare ad applicare; praticare uno sport collettivo vuol dire rispettare le regole del gioco, organizzare la propria condotta e quella della squadra in seno a questo quadro istituzionale di cui si conoscono le frontiere e di cui si devono esplorare tutte le possibilità al fine di sapere dove inizia e finisce la propria libertà.
Questo apprendimento delle regole è uno degli elementi essenziali dell’evoluzione psicologica e morale dei soggetti e non si comprende perché non si mette sullo stesso piano l’apprendimento delle regole di lingua e l’apprendimento delle regole sportive.
L’importante, per i soggetti, è di comprendere la necessità della regola per ogni attività sociale umana, di accettare di impararla e di sapere come applicarla e utilizzarla senza scansarla.
Anche qui lo sport si inscrive naturalmente nella prospettiva educativa.
E’ con lo sport che si sviluppano e si instaurano nuove forme di relazioni, di scambio e di dialogo.
Le relazioni non si realizzano tutte sul piano verbale. Importanza riveste l’”espressione non verbale”, soprattutto quando l’uso normale della lingua si trova limitato da handicap socioculturali (immigrati che stanno imparando un’altra lingua, deficit del vocabolario disponibile, inibizioni diverse) o da turbe caratteriali.
L’educazione fisica e l’iniziazione sportiva fanno quindi integralmente parte dell’educazione totale del soggetto.
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