Ogni giorno il 22% di cibo nelle mense scolastiche avanza e finisce nella spazzatura con uno spreco di denaro notevole, circa 360 mila euro al giorno. A sostenerlo il focus sulle mense scolastiche del XIV rapporto “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola” di Cittadinanzattiva, in base a un’indagine condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione in 79 istituti scolastici distribuiti in varie zone del Paese che ha sondato gli addetti alla distribuzione delle mense scolastiche.
Sono stati monitorati oltre 64.000 pasti somministrati a 7.000 alunni d’età compresa tra i 3 e gli 11 anni. Al termine del servizio è stata valutata la percentuale di spreco per tipologia di portata.
Nel dettaglio, gli sprechi degli alunni sono pari all’11% nei primi piatti; al 13% nei secondi; al 22% nei contorni; al 9% nei dessert; al 10% nella frutta e al 10% nel pane.
Da un punto di vista economico, vengono gettati 0,18 centesimi per pasto (a fronte di un prezzo medio di un pasto pari a 4,6 euro). Una cifra apparentemente bassa ma se moltiplicata per gli oltre 2 milioni di pasti consumati per ogni giorno di scuola dai bambini e ragazzi che usufruiscono della refezione scolastica (il 50% degli allievi al di sotto dei 14 anni) diventa una somma consistente pari a circa 360 mila euro.
A giudicare inoltre dal cibo che avanza si direbbe che la soddisfazione dei ragazzi non è ai massimi. Solo il 10% dei bambini sostiene di mangiare tutti i cibi serviti alla mensa scolastica, il 57% di lasciarne una parte alcune volte, il 33% di mangiarne solo alcuni. A restare nel piatto sono soprattutto le verdure. Al primo posto dei cibi meno graditi infatti figurano le verdure cotte che non piacciono al 63% degli alunni, al secondo le minestre di verdure (62%), al terzo le verdure crude (54%) e infine il pesce che non è gradito al 47%.
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Anche gli insegnanti sono stati interpellati e le loro risposte confermano i dati, ben il 63% dei docenti sostiene che gli avanzi di cibo vengano buttati, mentre il 32% che venga dato ai bambini per la merenda pomeridiana o fatti portare a casa (17%). Solo per il 13% di loro, gli alimenti avanzati verrebbero donati ad associazioni con finalità sociali.
Secondo i docenti la quantità delle porzioni è adeguata a detta del 73% dei docenti anche se uno su cinque sostiene che sia scarsa (20%). Poco più della metà degli insegnanti (56%) ritiene che venga rispettata la stagionalità dei prodotti mentre il 68% ritiene che il menù sia vario e, quasi in egual percentuale, rispetti i parametri nutrizionali previsti (69%).
Poco meno di un insegnante su tre dichiara che vengono forniti prodotti biologici (31%) mentre il 43% non conosce la provenienza dei prodotti. Uno su due (24%) è a conoscenza del fatto che siano proposti nel menù della propria scuola anche piatti della tradizione gastronomica locale.Le porzioni sono equilibrate per il 71% dei docenti.Quasi tutti dichiarano il rispetto delle diete speciali (96%).
Dovendo dare un giudizio complessivo al servizio mensa, per il 37% di loro è sufficiente, per il 34% è buono, per il 13% discreto, per il 15% ottimo. Pessimo in un solo caso.
Il 74% dei docenti infine dichiara che nella scuola vengono realizzate iniziative concrete contro lo spreco alimentare rivolte in prevalenza agli studenti (44%). Ancora più frequenti le iniziative sulla raccolta differenziata dei rifiuti (97% dei casi) rivolte prevalentemente agli studenti (54%) e al personale docente (17%).
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