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Spunta l’ora di latino alle elementari

Puntuali come le piogge autunnali (ma purtroppo con cadenza assai maggiore) arrivano le trovate di chi pensa di conoscere la soluzione dei problemi della scuola italiana.
Nella maggior parte dei casi queste trovate hanno a che fare con “aggiunte” di qualche tipi ai programmi tradizionali.
Di proposte di questo genere sono ricchi anche gli archivi parlamentari; non c’è deputato o senatore che, prima o poi, non ceda alla tentazione di sottoscrivere una proposta di legge per introdurre l’”ora obbligatoria” di qualche nuova materia (le più gettonate sono in genere l’educazione ambientale, l’educazione stradale, l’educazione sessuale, mentre alla Lega piace molto l’”ora di dialetto”).
Ma a nessuno, almeno per quanto ci risulta, era mai venuta l’idea di proporre l’introduzione dello studio del latino fin dalla scuola elementare.
L’ideatrice di questa ennesima proposta di modifica dei programmi in vigore è questa volta l’assessore all’istruzione della città di Roma, Laura Marsilio che ha dichiarato: “L’obiettivo – ha detto l’assessore – è quello di introdurre un progetto, nelle scuole che vorranno aderirvi, per un primo insegnamento del latino, una cultura che si deve recuperare”.
Si tratterebbe, secondo la Marsilio, di un “doveroso recupero da quando lo scellerato decreto legge 348 del 1977 ha abolito l’insegnamento obbligatorio della lingua latina nelle scuole medie”.
Ora, non c’è bisogno di essere fini pedagogisti o studiosi di psicologia evolutiva per sapere che lo studio del latino richiede alcuni pre-requisiti assolutamente indispensabili.
E’ evidente che per potersi avvicinare alla lingua di Cicerone e Giulio Cesare è indispensabile conoscere bene la grammatica italiana e un po’ di analisi logica di cui però le Indicazioni nazionali non parlano in modo esplicito (c’è un riferimento a “funzione del soggetto, del predicato e delle espansioni” che appare però inadeguato a porre le basi per iniziare a dedicarsi alla conoscenza del latino).
D’altronde 50 anni fa il latino veniva insegnato ai ragazzini che entravano in prima media e che avevano anche superato un esame di ammissione al termine della scuola elementare.

Reginaldo Palermo

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