La Onlus Fondazione Carolina, ispirata a Carolina Picchio, prima vittima riconosciuta di violenza online, denuncia in questi giorni la sconcertante decisione di consentire la visione del reality show “Squid game – La sfida” ai bambini dai 7 anni in su, quindi primi anni della scuola primaria, presa da Netflix, che lo produce.
“Sono passati poco più di tre anni, ma sembra che la lezione non sia servita a nulla”, commenta il segretario generale della Fondazione, Ivano Zoppi, che la ritiene una scelta sconsiderata e irresponsabile, che mette a rischio la salute delle nuove generazioni, dal punto di fisico e soprattutto psicologico.
Il sequel del fenomeno mondiale è programmato nel corso del 2024, ma nel frattempo per stemperare l’attesa dei milioni di fan, il colosso Netflix ha deciso di replicare gli Squid game in chiave realistica, raggruppando 456 concorrenti in un luogo distopico e alienante, disposti a quasi tutto per aggiudicarsi l’agognato montepremi superiore ai 4,5 milioni di dollari.
Si tratta di molto più che un semplice gioco, è infatti una sfida che mette a dura prova i partecipanti, fino all’eliminazione sancita dallo sparo di un cecchino, con tanto di schizzo d’inchiostro a simulare il colpo andato a buon fine. Il gioco, che per chi ama il genere può essere stimolante, può avere effetti devastanti per la mente dei più piccoli, in un’età in cui non si sa distinguere tra realtà o finzione, in un contesto narrativo molto realistico, capace di suggestionare per primi gli stessi giocatori.
Il reality mette in primo piano reazioni dei concorrenti, impegnati costantemente in una guerra psicologica nei confronti degli stessi avversari con i quali condividono una quotidianità apocalittica, dove i numeri cancellano i nomi e il senso di umanità e dove sono all’ordine del giorno le crisi di panico.
Alla Fondazione Carolina erano stati segnalati nel passato centinaia di casi a fronte di quotidiane emulazioni da parte di bambini e ragazzi degli stessi giochi ispirati all’infanzia, ma in chiave violenta, proposti dal format coreano.
La visione della prima stagione nel 2021 era sconsigliata ai minori di 14 anni, limite superato facilmente dalla condivisione virale di spezzoni, trailer, commenti e live reaction sui social e nelle chat. Il risultato era stato che a scuola e ai giardinetti i bimbi avevano iniziato a mimare le gare previste dal gioco: uno due tre stella (a chi si muove si spara, quindi si può dare un calcio o un pugno), tiro alla fune (la squadra che perde muore, quindi può essere insultata ed esclusa) e via dicendo. Ne nacque un putiferio, gli insegnanti corsero ai ripari affrontando in classe il tema della differenza tra la finzione e la realtà e l’importanza della cultura del rispetto dell’altro, non della violenza.
L’auspicio degli esperti è che si attivi la tutela dell’infanzia in chiave culturale e sistemica, attraverso una nuova alleanza educativa per una società davvero a misura di bambino, anche nella sua accezione digitale. “Netflix“, dice ancora Zoppi, “per ovviare ai limiti attuali degli strumenti a tutela dell’infanzia, ha dichiarato che poiché Squid Game piace a tutti, tanto vale togliere qualsiasi vincolo alla visione”.
Fondazione Carolina, nel 2021, ha messo a disposizione una scheda educativa per famiglie, educatori e insegnanti. Uno strumento apprezzato dai genitori e dalle scuole e che oggi può tornare utile. Per saperne di più https://www.minorionline.com/wp-content/uploads/2022/10/squid-game.pdf
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