In questi giorni ha fatto molto scalpore il gesto dell’attore Silvio Orlando, che, dal palco del teatro in cui stava recitando, a Bologna, ha interrotto il suo spettacolo teatrale dopo che ha sentito un telefono squillare. Il conduttore e giornalista Massimo Gramellini ha così fatto una riflessione a Il Corriere della Sera.
“Siamo realisti, e soprattutto sinceri. L’esigenza di rimanere perennemente accesi, così da illudersi di controllare i movimenti dei parenti stretti e le notizie del mondo intero, non l’ha certo inventata il telefonino. Semmai è il telefonino che è stato inventato per poterla finalmente soddisfare”, ha esordito.
“Accettare il cambiamento non significa rassegnarvisi, ma averne consapevolezza. Nessuno è più capace di concentrarsi in esclusiva su un libro, uno spettacolo, una conversazione di lavoro o di piacere. Prenderne coscienza è il primo passo per imparare ad autoregolarsi”, ha concluso.
Questo atteggiamento è la regola nei giovanissimi: quanto riescono a studiare senza guardare il cellulare alla ricerca spasmodica di notifiche? Quanto riescono a liberarsene a scuola?
A Milano si sta conducendo un esperimento molto interessante: alcuni preadolescenti stanno vivendo una vita senza telefono cellulare, o meglio, senza smartphone. Possono, in sostanza, fare chiamate, mandare sms, ma non andare su Internet.
Il quotidiano La Repubblica ha incontrato i protagonisti dell’esperimento, studenti delle medie, che si sentono un po’ isolati dai coetanei. Si tratta di ragazzi di varie scuole milanesi i cui genitori hanno aderito al progetto “Aspettando lo smartphone”, partito due anni fa.
Stando ai dati del report dell’università Bicocca, in prima ce l’ha il 70,7 per cento e si sale all’88,1 in seconda. Ma un 13 per cento lo ha già in terza o quarta elementare.
“Penso che la scelta dei miei genitori sia giusta — rompe il ghiaccio una di loro — A volte, però, mi sento esclusa”. Il problema principale? “La chat di classe” concordano tutti. “Gli altri compagni — spiega un’altra — scrivono tanto e noi restiamo sempre un po’ indietro. Non è per niente piacevole”.ì
“I ragazzi della nostra età vogliono il telefono per sentirsi grandi e non essere diversi dagli altri. In realtà non serve così tanto, noi viviamo bene anche senza”, dice un’altra ragazzina. “Tanti amici ora mi dicono: ‘Sei fortunata a non avere lo smartphone, è un mezzo di distrazione’, sostiene un’altra protagonista dell’esperimento, che dovrebbe riceverlo a febbraio, per il 14esimo compleanno. Ma spera in un anticipo a Natale: “Ho capito che non averlo finora è stato giusto, ma mi fa arrabbiare che si dia tanto peso a una data”.
Alla domanda sull’età giusta per avere lo smartphone nessuno scende sotto i 12 anni. E un ragazzino si sbilancia: “In prima o seconda superiore”. Gli altri insorgono. “Se aspetti troppo — esclama un’alunna — rischi di diventare lo zimbello della classe”.
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