Precari

Stabilizzazione precari. Gissi (Cisl-Scuola): “Non accetto le caricature”

Alle critiche nei confronti della decisione del Governo di accettare le proposte sindacali in materia di reclutamento e stabilizzazione dei precari, risponde in queste ore la segretaria nazionale di Cisl-Scuola Maddalena Gissi che afferma: “Non accetto che si metta in caricatura una proposta sindacale sul reclutamento che credo molto meditata e seria, che non nasce da ideologie o inseguimento del consenso ma da una profonda, diretta e quotidiana conoscenza di come la scuola vive e funziona e soprattutto respingo come totalmente infondata l’accusa di fare proposte che non tengono conto della necessità di garantire la qualità professionale di chi viene assunto”.

Le dichiarazioni di Maddalena Gissi prendono spunto in particolare da alcuni interventi usciti proprio nella mattinata del 25 maggio su alcune testate nazionali.
La Stampa, per esempio, pubblica una intervista all’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini che mette in guardia da operazioni fatte in chiusura di campagna elettorale che poco tengono conto del merito e della necessità di selezionare adeguatamente il personale docente.

Dello stesso tenore un intervento su “Il foglio” di Marco Campione, già componente della segreteria tecnica della ministra Fedeli: “Il 24 maggio il ministro Bussetti ha dato l’annuncio: via libera a una nuova sanatoria nella scuola. L’ultima era stata nel 2013 e a chi scrive è capitato in sorte di doverne gestire le conseguenze nefaste: un nuovo esercito di “abilitati”, sulla carta identici ad altri abilitati che però avevano superato una selezione durissima per conseguire il titolo. Categoria a sua volta diversa da chi si era prima abilitato e poi aveva anche superato un concorso ma ancora non era in ruolo. So bene quindi che i danni di questa scelta avranno ripercussioni per almeno 5-10 e forse più anni”.

Secca la replica della segretaria di Cisl-Scuola: “Ma perché quelli che si preoccupano così tanto della qualità, dando a credere che basti un concorso selettivo a garantirla, non battono ciglio di fronte a una realtà che vede ogni anno coprire con personale precario quasi il 20% dei posti che funzionano? Sono tutti incapaci, ma siccome forse costano un po’ meno possiamo anche chiudere un occhio su come lavorano? Magari per anni e anni? Ma siamo seri, per favore, e rispettosi delle persone di cui parliamo”.

Alla obiezione che con questa operazione si chiudono le porte ai giovani laureati, Gissi risponde così: “Noi non abbiamo alcuna obiezione sul fatto che si debbano bandire concorsi con regolarità, per dare a tutti e anche ai più giovani una chance di accesso al lavoro nella scuola. Crediamo che l’esperienza dimostri come questo non basti né a garantire la copertura del fabbisogno, né a eliminare la ‘supplentite’. Di lavoro precario ci sarà purtroppo sempre bisogno, l’importante è che vi si ricorra al minimo indispensabile, e che la precarietà del lavoro non duri in eterno”.
“Quanto ai costi, non c’è dubbio che il precariato diffuso consente qualche economia, per il trattamento economico meno favorevole dei supplenti rispetto al personale di ruolo. Ci chiediamo però – e qui la polemica nei confronti del PD è del tutto evidente – se partiti che per storia e cultura dovrebbero essere attenti al lavoro non dovrebbero concedersi un attimo di riflessione prima di sparare a zero sul presunto spreco di risorse che rappresenterebbe la stabilizzazione del lavoro precario”.

Per la stablizzazione ci vogliono risorse

Al netto delle polemiche da campagna elettorale resta però un problema vero: il percorso indicato dal ministro Bussetti, che per la verità fino a tre giorni fa era nettamente contrario a questa soluzione e che ha parlato forse più su “ordine” di Salvini che per personale convinzione, potrà dare risultati concreti solo quando verranno stanziate le risorse necessarie e quindi non prima che venga approvata la prossima legge di stabilità.
Legge di stabilità sulla quale si stanno ormai scaricando le aspettative di troppi provvedimenti annunciati o persino già avviati, dalla riduzione delle “classi pollaio”, alla prosecuzione del progetto di diffusione del tempo pieno, dall’adeguamento degli stipendi dei docenti, alla assegnazione di un docente di educazione motoria ad ogni scuola primaria.
Quello del precariato, quindi, è un altro nodo che si aggiunge ai tanti che sarà necessario sciogliere fra pochi mesi.

Reginaldo Palermo

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