In alcune scuole si perde di vista il concetto fondamentale, inserito nel CCNL scuola 2016-2018, della comunità educante. Egoismi e protagonismi la fanno da padroni, esistono casi di veri e propri clan, che sotto l’usbergo dell’appartenenza allo Staff di direzione, sono i privilegiati dell’autonomia e generano i corsi ghetto.
Nel CCNL scuola 2016-2018, all’art. 24 è specificato che l’Istituzione scolastica deve essere considerata una comunità educante. In tale norma è scritto che “ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, uniformata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i principi generali dell’ordinamento italiano”.
Purtroppo accade, sentendo i racconti di molti docenti, che in alcune scuole questo importante messaggio legislativo e contrattuale di comunità scolastica educante, non sempre è ben recepito. Esisterebbero scuole in cui l’ambiente scolastico non è affatto recepito, da docenti, studenti e famiglie, come una comunità educante di dialogo uniformata a valori democratici, ma piuttosto come un’istituzione gerarchizzata dove il Dirigente scolastico “delega” poteri a un ristretto staff di direzione, generando disparità di trattamento tra i docenti e anche tra gli studenti.
Abbiamo raccolto le dichiarazioni di un docente di Liceo scientifico con indirizzo sportivo, delle scienze applicate e di ordinamento. Il docente ha raccontato di uno spaccato socioculturale, all’interno del suo liceo, che nulla ha a che vedere con i valori democratici previsti dal Testo Unico della scuola e recepiti nella norma contrattuale dell’art.24 sulla comunità educante.
In tale scuola, racconta il docente, la Dirigente scolastica ha creato uno Staff di direzione formato da 10 docenti, scelti tutti dalla Ds e pagati con il fondo di Istituto e nuovamente ripagati con il bonus del merito. Si tratta di veri e propri privilegiati dell’autonomia a cui vengono delegati compiti di firmare circolari, di occuparsi della formazione delle classi e dell’assegnazione dei docenti alle classi, continua ad affermare il docente che abbiamo ascoltato. Addirittura è lo staff di direzione ad assegnare le aule, nei vari piani dell’Istituto, ad ogni singolo indirizzo del corso liceale. Lo Staff decide anche i collaboratori scolastici da affidare ai piani e dispone anche i compiti che devono svolgere.
Al terzo piano del liceo, ala più fatiscente e più appartata della scuola, viene collocato, cosi afferma il docente di quel liceo, l’indirizzo sportivo a cui sono assegnati i docenti di nuovo arrivo, quelli più assenteisti, quelli che hanno problemi di salute e quelli da declassare o punire. In buona sostanza, cosi dicono anche altri docenti di quella scuola che abbiamo ascoltato, si è creato il corso “ghetto” dove nessuno dello staff ha mai insegnato, perché i docenti dello staff insegnano nei corsi “migliori”, quelli allocati nel piano della Presidenza, della vicepresidenza e degli uffici.
Quanto su scritto è l’antitesi di una comunità educante, è la scuola dei privilegiati dell’autonomia e dei corsi “ghetto”, speriamo solo sia un’eccezione, ma forse è un modello di scuola in espansione e che bisognerebbe assolutamente fermare.
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