In un Convegno Internazionale su “La Leadership educativa nei Paesi dell’Europa Latina: autonomie, identità, responsabilità” (capofila dei soggetti organizzatori l’Università Roma Tre e European Policy Network on School Leadership EPNoSL) che ha visto la partecipazione di 16 paesi dell’Unione Europea, si è parlato di staff di presidenza.
L’idea prevalente di staff che emerse da un apposito questionario, fedelmente riportato in un articolo di Antonio Valentino, gli attribuiva le seguenti tre caratteristiche:
1. Lo staff di presidenza è comprensivo, oltre che dei 2 collaboratori scelti, anche delle Funzioni Strumentali – FS – anche, per quanto in misura ridotta, del DSGA, ma non dei coordinatori di dipartimento e dei consigli di classe. Scelta quest’ultima che pone interrogativi, ma che è tuttavia comprensibile perché lascia intravedere una visione dello staff come organismo ‘agevole’ e ‘veloce’;
2. in esso i ruoli tendono a rimanere stabili (la rotazione è praticata piuttosto raramente anche per ragioni legate – viene ricordato in qualche risposta del questionario – alla precarietà, e quindi al carosello di un buon 20-30% del personale, e, in parte. alle vicende connesse, in questa fase, col fenomeno delle reggenze);
3. rispetto alle funzioni, le risposte al questionario presentano diversificazioni tra DS e docenti su alcuni aspetti che vale la pena richiamare. Entrambi ritengono, a maggioranza, che lo staff sia, nella loro esperienza (che probabilmente coincide con la loro visione), ‘Strumento di collaborazione col DS sul funzionamento didattico-organizzativo della scuola’. Ma i DS considerano lo staff meno rilevante come ‘Strumento di collaborazione col DS sul funzionamento organizzativo-gestionale della scuola’ e più funzionale rispetto alla prospettiva di una “leadership aperta, allargata”.