Quasi il 70% dei genitori sarebbe favorevole a far lavorare i figli durante la pausa estiva. Trova quindi accoglimento tra le famiglie il progetto previsto dalla riforma.
Il via libera giunge da un’indagine Ixè-Italia Orienta su ciò che i genitori italiani sognano per il futuro scolastico e professionale dei figli. L’indagine è stata presentata il 14 ottobre a Roma, in occasione dell’apertura dello Young International Forum, organizzato dalla Fondazione Italia Orienta con l’obiettivo di aiutare gli studenti a orientarsi nelle scelte per il loro futuro formativo e professionale.
Trova così accoglimento in quasi tre famiglie su quattro, quanto previsto dal comma 35 della Legge 107/15, secondo cui “l’alternanza scuola-lavoro può essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche secondo il programma formativo e le modalità di verifica ivi stabilite nonché con la modalità dell’impresa formativa simulata”.
Al Nord-Est la percentuale di consensi per il lavoro estivo degli studente, sale all’87,8%, “a riprova che la richiesta di contiguità tra il mondo della formazione e quello del lavoro è sempre più pressante”, hanno spiegato i ricercatori della Fondazione Italia Orienta.
Riteniamo centrale il “tema della formazione e dell’alternanza scuola-lavoro – ha affermato Mariano Berriola, presidente della Fondazione Italia Orienta – consapevoli che in questo Paese per 50 anni abbiamo dimenticato il rapporto tra scuola e aziende. Speriamo che oggi finalmente le cose cambino”.
Nel corso dello “Young International Forum”, i ragazzi incontreranno presidi, insegnanti, espositori provenienti da tutta Italia e guide aggiornate per trovare opportunità di lavoro e studio all’estero. Il Forum, spiegano gli organizzatori, “nasce dall’esigenza di supportare i giovani nella ricerca di un lavoro, di offrire loro opportunità di scambi culturali, formativi e professionali, combattendo così la dispersione scolastica, gli abbandoni universitari, la disoccupazione giovanile, il fenomeno dei neet”.
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Tra gli strumenti a disposizione, da oggi c’è anche il sito web LikeFogg.com, studiato per chi vuole fare un’esperienza formativa all’estero, e che raccoglie “oltre mille offerte provenienti da 15 Paesi – tra cui Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti ma anche Australia, Canada, Cina e Giappone – adatte a studenti, diplomati e neolaureati italiani e quindi compatibili con i loro profili professionali”.
Ricordiamo, tornando agli stage formativi, che il comma 33 della riforma prevede che siano “attuati, negli istituti tecnici e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio”. A tal fine, anche i fondi ci sono: il comma 39, sempre della Legge 107, ha programmato, per le attività in azienda, ma anche “per l’assistenza tecnica e per il monitoraggio dell’attuazione delle attività ivi previste (…) la spesa di euro 100 milioni annui a decorrere dall’anno 2016”. Con una parte di questi fondi andranno, oltre che alle aziende formatrici, anche i docenti-tutor scolastici delle scuole superiori.
La macchina organizzativa, quindi, si sta predisponendo. Anche se con gli studenti, che non sembrano entusiasti: nei giorni scorsi, il tema degli stage faceva parte della lista degli argomenti che hanno portato in piazza 60mila ragazzi. E anche sul fronte sindacale c’è più di qualche malumore: l’Anief, ad esempio, lamenta la mancanza del “decreto utile a definire i diritti e i doveri dei ragazzi impegnati negli stage” e del “decreto, pure questo previsto dalla Buona Scuola, per l’istituzione presso le Camere di commercio, di un registro ad hoc per definire “le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili a svolgere i percorsi di alternanza”, con il numero massimo degli studenti ammissibili e i periodi dell’anno in cui è possibile svolgere l’attività di alternanza”.
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