Stagisti, senza più lavoro e dimenticati dalla politica: quale futuro li aspetta?
Tirocini sospesi e nessuna misura a sostegno dei soldi persi. Così il coronavirus ha distrutto o almeno congelato i sogni di tanti under 30.
Una generazione di mezzo, che si sente sempre più sola, senza un futuro certo, con tanti sogni che con il passare del tempo diventano infranti.
Sono migliaia i tirocinanti con uno stage interrotto per il lockdown, che aspettano un segnale da aziende e governo: alcuni esperti del settore parlano addirittura di un numero vicino ai 50 mila secondo La Repubblica degli Stagisti la community che da tempo segue e supporta le vicende dei tirocinanti italiani.
Ragazzi che dopo avere finito l’iter di studi universitario e qualche Master profumatamente pagato alle spalle, hanno dovuto rinunciare alle entrate economiche provenienti da contratti a termine e stage pur già malamente pagati. Con affitti da pagare e spese da sostenere in ogni caso e la tristezza di sentirsi abbandonati da quello Stato che invece dovrebbe puntare sulle loro competenze, investire su queste persone perché potrebbero diventare i manager e i politici del futuro.
Invisibili e poveri con una fase 2 dell’emergenza sanitaria tutta in salita.
Si sta tornando progressivamente al lavoro con la fase 2, ma in questi casi non essendoci l’obbligo le aziende potrebbero decidere di lasciare sospeso il ritorno di questo personale per motivi logistici e sanitari.
Difficile in questi casi anche l’applicazione del lavoro agile, non tutte le aziende lo consentono e non sempre questi tirocinanti svolgono una mansione che può essere fatta da remoto.
Così come potrebbe non essere applicabile l’utilizzo della cassa integrazioni per questo tipo di lavoratori. perché di fatto non percepiscono uno stipendio vero ma una sorta di indennità, di borsa di studio.
Il problema di fondo è che gli stagisti pur contribuendo alla redditività dell’azienda lavorando 40 ore settimanali alla pari degli altri dipendenti, non sono considerati formalmente dei lavoratori e di fatto rimangono fuori dalle tutele tradizionali.
Non riescono di conseguenze ad entrare né nel reddito di emergenza né in quello della cassa integrazione.
Questa emergenza sanitaria dovrebbe servire (è la nostra speranza) per riaprire un tema più volte affrontato in Parlamento ma mai risolto di evitare che lo stage venga usato selvaggiamente dalle aziende e che lo stagista abbia tutte le coperture e diritti degli altri lavoratori.
Non essere mai stati menzionati nei tanti incontri con la stampa da parte del Premier non è certamente un segnale incoraggiante.
Alla fine dei conti il Tirocinio rappresenta un passaggio fondamentale tra presente e futuro delle persone ma anche del nostro sistema Paese che deve avvalersi nei prossimi anni delle nuove “menti” e quindi aiutarle ad emergere e non lasciarle nel dimenticatoio.
Segnali di interesse ci sono stati da parte del Governo che ha stanziato nell’ultimo decreto una cifra pari a 1,4 Miliardi per la ricerca nei prossimi due anni per Università e ricerca.
Il dubbio di fondo che rimane è se questo rimarrà solamente un sostegno occasionale legato al periodo di emergenza o un primo passo per un cambiamento strutturale dell’istruzione?
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