Categorie: Estero

Stagisti sfruttati, in Cina oltre ogni immaginazione

Quello degli stage e dell’alternanza scuola-lavoro è uno dei punti centrali della riforma degli istituti tecnici e professionali: la professionalizzazione degli studenti, attraverso il contatto con realtà lavorative, diventa infatti determinante ai fini della preparazione dei giovani iscritti negli istituti superiori non liceali. Solo che, come più volte denunciato dalle associazioni studentesche, i giovani iscritti ai vari corsi di studi non hanno ancora adeguate garanzie per un sempre regolare svolgimento di questa parte di esperienze formative. In Italia come all’estero.
Dalla Cina, ad esempio, nelle ultime ore è giunta la notizia che decine di migliaia di studenti, alcuni di soli 16 anni, lavorano nelle aziende Apple senza aver alcun contratto. Ma non risultano nemmeno in “nero”. Stanno semplicemente svolgendo degli stage obbligatori.
Secondo un gruppo di attivisti cinesi, Apple, Foxconn (multinazionale che assembla gli iPhone distribuiti in tutto il mondo avanzato) e Fair Labor Association non farebbero nulla per contrastare la questione degli stage obbligatori: in certi casi gli studenti sarebbero stati addirittura minacciati di non conseguire il diploma se si fossero rifiutati di lavorare mesi nelle linee di produzione della Foxconn durante le vacanze.
Sempre secondo gli attivisti, sono diversi gli esempi di stagisti sfruttati: “frequentano scuole per infermieri, di lingue, di musica e arte vengono costretti a stage di tre-sei mesi, in cui lavorano 10 ore al giorno per sette giorni”. Solo lo scorso dicembre, 1.500 studenti di una scuola professionale di Henan, la provincia più popolosa della Cina, sarebbero stati mandati a lavorare nell’impianto Zhengzhou di Foxconn, visitato proprio la scorsa settimana dall’amministratore delegato di Apple, Tim Cook. Gli studenti hanno raccontato al quotidiano Yancheng Evening News di essere andati a lavorare all’impianto contro la loro volontà, accusando la scuola di agire come “un’agenzia di lavoro“.

Insomma, sembra proprio che in Cina la situazione formativa in ambiente di lavoro superi ampiamente le condizioni di poca trasparenza che non di rado sono costretti a subire i nostri stagisti.

Alessandro Giuliani

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