Un conto salatissimo che potrebbe risultare ancora più salato solo si prendesse in esame, più in dettaglio, la dinamica contrattuale.
Infatti è vero che il blocco dei contratti e delle indennità riguarda il quinquennio 2010-2014, ma bisogna pure tenere conto che l’ultimo rinnovo risale al 2008-2009, per cui se si aggiungono anche questi anni ai cinque, si arriva a otto anni.
Secondo l’Istat, fra l’altro, i tempi medi per rinnovare i contratti nel pubblico e nel privato variano tra i ventiquattro e i trenta mesi, ragion per cui se, come ventilato dal ministro D’Alia, il possibile sblocco dei contratti sarebbe previsto per il 2015, la firma definitiva per godere dei benefici andrebbe al 2017-2018, praticamente 10 anni dopo la firma dell’ultimo contratto: scandaloso.
Sul versante invece degli organici si registra una costante diminuzione a partire sempre dal 2008, da quando gli impiegati statali sono diminuiti di quasi 154.000 unità, pari al 5%, passando da 3.436.000 a 3.247.000.
Il settore più numeroso è quello della scuola con un milione di dipendenti, seguito da quello della sanità con oltre 600.000. Poi Regioni e autonomie locali:488.000.
Più di 300.000 gli uomini delle forze dell’ordine, quasi 120.000 quelli delle forze armate.
Nella magistratura sono impiegate 10.000 persone, nelle università circa 90.000, nella ricerca 20.000.
È però la Lombardia la regione con il maggior numero di dipendenti pubblici: 406.000; al secondo posto il Lazio con 401.000. Ma proprio il Lazio ad avere il maggior numero di impiegati: 12,35%.
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