Come già i nostri lettori sapranno, il 26 e 27 novembre a Bergamo si svolgerà la sesta edizione degli “Stati Generali della Scuola Digitale”. L’iniziativa, volta a definire esattamente lo stato di avanzamento dell’introduzione della didattica digitale ed “innovativa” in Italia, si svolge ogni anno a Bergamo. Infatti, Bergamo è considerata una delle città d’Italia più avanzate sul piano della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Chi li organizza
Per la gioia degli entusiasti della digitalizzazione senza “se” e senza “ma”, tra gli organizzatori figura, oltre all’USR Lombardia e al Comune di Bergamo, l’Associazione “Impara Digitale” (che si autodefinisce «associazione no profit, nata nel 2012 per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa»). Associazione che fornisce corsi di aggiornamento per docenti (riconosciuti dal Ministero) su temi connessi con la digitalizzazione, i cui titoli parlano da sé: “La didattica per competenze in 9 step “; “Le verifiche scolastiche con i Quiz di Google Moduli”; “G Suite for Education nella didattica – amministrazione della console”; “Progettiamo insieme UDA… step by step con il curriculum mapping – corso avanzato”… e via digitalizzando (ed anglicizzando).
Chi vi collabora
Al meeting collabora “BaseItalia”, Associazione che «persegue finalità culturali attraverso la promozione e la realizzazione di iniziative di studio e di ricerca in materie economiche, giuridiche, sociali e ambientali a livello nazionale, in materia di lavoro, assistenza, sicurezza, salute, istruzione e formazione, ambiente, finanza ed economia, al fine di sviluppare e promuovere le varie potenzialità del Paese con l’intento di sviluppare connessioni». Nel “Comitato Scientifico” di BaseItalia figurano nomi importanti: per citare solo i più noti, Marco Bentivogli (segretario generale della FIM CISL dal 2014 al 2020, entusiasta tecnofilo, autore del saggio “Contrordine Compagni. Manuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia” e del Piano industriale “Calenda-Bentivogli” per “l’Italia delle competenze”); Chiara Maria Carrozza, già Ministra dell’Istruzione nel Governo Letta (2013/14), nonché fisica esperta di biomeccatronica, neuro-robotica, biorobotica; Carlo Cottarelli, già direttore del FMI (2014/2017) — soprannominato “Mister Forbici” allorché il Presidente del Consiglio Letta lo nominò Commissario straordinario della Revisione della Spesa Pubblica — ed attualmente Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. Cottarelli interverrà ai lavori del convegno.
Gli “stati Generali” di Bergamo si avvarranno anche della collaborazione di “Copernicani”, sedicente “advocacy group, indipendente, transpartitico, sui temi dell’innovazione”. Il tutto sarà patrocinato da “AGID” (Agenzia per l’Italia digitale, istituita dal Governo Monti), Provincia di Bergamo e “INDIRE”, ente di ricerca sotto l’egida del Ministero di Viale Trastevere.
Chi li sponsorizza
Interessanti gli sponsor: C2Group, azienda cremonese che investe nella digitalizzazione della Scuola; Epson, colosso multinazionale giapponese dell’elettronica; Acer, gigante taiwanese dell’informatica.
Il ministro (nonché economista) Patrizio Bianchi introdurrà — of course — il dibattito, che verterà soprattutto sul come spendere i miliardi del NextGenerationEU. Argomento non da poco. Anche perché siamo pronti a scommettere che quei miliardi non verranno utilizzati per l’unica soluzione che ridarebbe immediatamente vita alle scuole e alla didattica vera: il dimezzamento dei gruppi classe (utile anche per combattere il CoViD-19 garantendo il distanziamento tra gli alunni).
Ma gli insegnanti dove sono?
Spicca, tra cotanti nomi di autorevoli personaggi, aziende e benefiche associazioni, la totale assenza dei docenti (eccezion fatta per quelli dediti alla nobile causa della digitalizzazione). La voce dei docenti, si sa, non conta. Nè può contare in un Paese che ne ha decretato da tempo l’impoverimento e la marginalizzazione, pagandoli meno dei pur sottopagati operatori ecologici (con tutto il rispetto per questi ultimi e per la loro utilissima e dignitosissima professione).
Chi si pone qualche domanda?
Che direbbe Socrate dell’entusiasmo (o fede cieca?) oggidì dominante nei confronti della dea Tecnologia, seconda per onnipotenza solo al dio Denaro? Un entusiasmo che ricorda molto i positivisti ottocenteschi: i quali, costruendo una nuova religione scientifica, trasformarono la scienza in una metafisica di convincimenti assoluti (che contribuirono a causare i disastri e le guerre totali del Novecento).
Esiste ancora qualcuno che non si chieda solo come affidare l’insegnamento alle macchine? C’è ancora chi si ponga alcune basilari domande? Esempio: che cosa insegnare? per creare che tipo di essere umano? per educare ad essere cosa? per produrre “competenze” utili a quale modello di società?
Esiste chi si chieda se sia giusto studiare per poi lavorare in industrie che lucrano — ad esempio — vendendo a Paesi in miseria mine antiuomo di plastica (invisibili ai metal-detector e impossibili da rimuovere)? È questo il mondo che vogliamo costruire con la tecnologia? C’è ancora qualcuno che si ponga domande come questa, ancorché “inutili” per il capitale e per le multinazionali?