Sul fatto che il nostro sistema scolastico abbia bisogno di una accurata manutenzione non ci sono dubbi; tutti ne sono consapevoli, partire dalla politica che spesso e volentieri parla di riforme radicali ed epocali salvo poi fermarsi a piccoli ritocchi che non incidono più di tanto sul sistema stesso che procede quasi sempre nella stessa direzione, più per inerzia che per convinzione.
Il punto è che il problema è molto complesso e forse non può essere affrontato secondo le logiche alle quali siamo stati abituati fin ad ora.
Affidarsi alla iniziativa del Governo e del Parlamento è certamente necessario e doveroso, anche perché sono questi gli organi che secondo la Costituzione hanno il compito di adottare le leggi e di renderle operative.
Ma, per cambiare la scuola, occorre qualcosa di più: è necessario un movimento generale profondo che consenta la partecipazione di tutti i soggetti interessati.
Abbiamo fatto cenno, in altro articolo, alla possibilità di promuovere una grande iniziativa a carattere culturale e scientifico per raccogliere idee e proposte di chi per mestiere potrebbe avere le capacità e gli strumenti per ridefinire programmi e metodi di insegnamento. E abbiamo anche detto che forse ci si potrebbe ispirare a quanto era avvenuto negli USA nel 1959 quando a Woods Hole si riunirono studiosi di tutte le discipline per rifondare il sistema scolastico americano.
Ma i problemi della nostra scuola riguardano non solo metodi e contenuti di insegnamento ma anche questioni organizzative.
Basti dire che oggi le scuole funzionano ancora con organi collegiali che risalgono al 1974; forse non ci pensiamo molto ma stiamo parlando di norme e regole stabilite 50 anni fa. Sarebbe come se nel 2000 si fosse fatto riferimento a norme del 1950.
Quell’impianto ha certamente bisogno di manutenzione, così come serve manutenzione anche per le norme sulla autonomia che, a conti fatti, risalgono a 25 anni fa (ed è come se nel 1990 si fosse fatto riferimento ad un impianto del 1965).
Probabilmente è arrivato il momento di ripetere l’esperienza del 1990 quando si tennero gli Stati Generali della Scuola, aperti dall’allora ministro Sergio Mattarella: fu l’occasione per un grande dibattito culturale e politico sulla funzione sociale della scuola. Da quell’evento prese avvio la stagione riformatrice che portò alla approvazione delle norme sulla autonomia scolastica.
Autonomia che oggi in molti vorrebbero rimettere in discussione.
Non sappiamo che fine debbano fare organi collegiali e autonomia nel prossimo futuro, quello che è certo è che un dibattito che coinvolga i diversi soggetti sarebbe utile, se non altro per provare a far uscire la scuola dalle secche e dalla palude che, ci sembra, sta attraversando in questo momento.
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