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Stati Uniti, mancano ingegneri e Obama corre subito ai ripari. Mentre da noi…

La carenza di laureati in discipline scientifiche, soprattutto di ingegneri, non è una caratteristica tipica dell’Italia: anche dagli Stati Uniti giungono dati simili. E soprattutto sono destinati a peggiorare nei prossimi anni. In particolare per quanto riguarda gli ingegneri nucleari.
A lamentare lo scarso numero di questo genere di professionalità avanzate sono prima di tutto le industrie di settore: ad iniziare dalla nota “National nuclear security administration”, l’agenzia incaricata di monitorare il combustibile nucleare statunitense e i laboratori di ricerca. Le previsioni pessimistiche derivano dal fatto che gli oltre 3 mila addetti della Nasa hanno in media 47 anni ed il 25% andrà in pensione prima del 2013. L’agenzia ha già fatto sapere che nei prossimi anni gli specializzati si ridurranno dell’8% ed il settore più colpito sarà proprio quello degli ingegneri.
I motivi non sarebbero però legati solo alle scelte diverse che fanno gli studenti all’atto dell’iscrizione universitaria. Secondo Paul Hughes, direttore della Commissione del Congresso sugli studi strategici, gli Stati Uniti hanno orami “perso una generazione di esperti nucleari per la fine della guerra fredda: non abbiamo investito e adesso – dice convinto – ne paghiamo il prezzo“. L’amministrazione Obama sembra però avere già predisposto un piano di “salvataggio”: sembra che sia in procinto di introdurre un bonus per incoraggiare gli studenti ad intraprendere gli studi proprio in ingegneria nucleare. Ed anche l’abbassamento delle tasse universitarie per le facoltà legate alle centrali.
Nel nostro Paese soluzioni di questo genere sono legate esclusivamente al merito: basti pensare ai bonus per i circa 3.000 studenti che ogni anno conseguono la lode e all’“abbuono” della prima rata in diversi atenei. Si tratta, tuttavia, di misure che agiscono su pochi eletti e non sempre premiano i più meritevoli: al sud, ad esempio, vi sono molti più diplomati con voti alti ma poi le indagini nazionali ed internazionali ci dicono che la preparazione degli studenti iscritti sopra il Po è mediamente migliore. Il vero problema è però un altro: sino ad oggi non abbiamo ancora assistito ad un piano strategico ministeriale finalizzato ad incentivare l’interesse dei giovani verso Facoltà, come appunto quelle di Ingegneria, di cui il mercato del lavoro ha bisogno. E se non c’è questa volontà, sostenuta da fatti concreti, il gap rispetto ai Paesi tecnologicamente più avanzati non potrà che crescere.
Alessandro Giuliani

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