I rettori italiani, recentemente, si sono riuniti in assemblea straordinaria, per confrontare le rispettive posizioni sul disegno di legge delega relativo allo stato giuridico dei docenti universitari (previste due fasce di docenti, con la messa ad esaurimento del ruolo di ricercatore).
Un paio di mesi fa sembrava che si potesse riaprire un dialogo costruttivo tra Governo e mondo universitario sul tema della riforma dello stato giuridico, partendo dal ritiro del disegno di legge, che per la maggior parte dei docenti e degli stessi rettori minaccia l’autonomia e danneggia l’Università pubblica.
Nel recente incontro è stata evidenziata la "mancanza di qualsiasi riferimento all’attività di ricerca" a fronte di tagli di spesa, riduzione dei finanziamenti e risorse davvero esigue. Nella valutazione del disegno di legge, che sarà discusso nell’Aula della Camera il prossimo 21 febbraio, si contesta, oltre alla cancellazione del ruolo di ricercatore, "il ricorso a contratti di diritto privato", "l’abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito", "il ricorso ad incarichi a tempo determinato per i posti di prima e seconda fascia, dopo un lungo percorso di precariato".
Preoccupa, inoltre, quella che viene definita "la centralizzazione delle decisioni e il trasferimento agli Atenei di scelte solo marginali".
Per tali motivi cresce il malcontento nelle Università e dopo le mobilitazioni nei mesi autunnali riprendono le iniziative di protesta, tra cui lo sciopero nazionale fissato per il 2 marzo. Ma già nella settimana che inizia il 21 febbraio (giorno in cui alla Camera sarà avviato il dibattito sulla riforma dello stato giuridico dei docenti universitari) sono programmati blocchi delle attività universitarie con la convocazione di assemblee permanenti. Il 21 febbraio, inoltre, ci sarà una manifestazione sul piazzale di Montecitorio. Gli stessi rettori chiedono il ritiro del disegno di legge delega e il passaggio alla legge ordinaria così da permettere, su una materia delicata, un dibattito parlamentare con tempi meno serrati, dopo un reale confronto con le componenti del mondo universitario.
Sul blocco dei concorsi del personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo (il Miur chiede agli Atenei, secondo i criteri introdotti dal decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 gennaio scorso, la presentazione entro il 31 marzo di piani triennali di assunzione del personale, riservandosi di valutare la compatibilità con i soldi a disposizione), i rettori hanno sottolineato che comunque "occorre individuare soluzioni rapide che non comportino blocchi delle assunzioni".
Dopo la suddetta assemblea straordinaria dei rettori è stata anche puntualizzata, a seguito di un approfondito confronto interno, la posizione della Crui sul ruolo dei ricercatori, volta a "favorire l’individuazione di un punto di equilibrio il più possibile avanzato rispetto sia alle posizioni inaccettabili dalle quali si è partiti (e che permangono in gran parte nel testo predisposto dalla VII Commissione della Camera)", con l’apertura alla proposta di considerare "un nuovo ruolo della docenza universitaria che includa a pieno titolo anche gli attuali ricercatori".
Un precedente documento ("Principi e criteri per la revisione del reclutamento e dello stato giuridico dei docenti") del Comitato di Presidenza della Conferenza dei rettori era stato fortemente criticato dal Coordinamento nazionale dei ricercatori universitari (Cnru), da vari coordinamenti locali, dalle organizzazioni dei docenti, tra cui l’Andu e l’Adu, mentre le assemblee dei docenti di tantissime Università avevano accusato il Comitato di Presidenza della Crui di essersi "conformato" al disegno di legge Moratti sul fronte della netta separazione tra la carriera di docenza e la carriera dei nuovi ricercatori, nonostante le critiche contenute in tutti i documenti precedenti del Cun, dei Collegi dei presidi, dei Senati accademici (rettori compresi), dei Consigli di Facoltà e di Dipartimento.
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