Forniamo ai nostri lettori, il lancio di agenzia Ansa contenente la testimonianza di uno degli alunni rimasti feriti, e della madre, a seguito del cedimento del controsoffitto della II E della scuola primaria “Pessina” di Ostuni, dove i bambini stavano facendo lezione.
La tuta bianca, indossata per l’ora di ginnastica, sporca di sangue. Occhi grandi e scuri, lo spavento ancora impresso sul volto, smorzato, ricordando i fatti vissuti poco prima, da un accenno di sorriso per il pericolo scampato: “Stavamo facendo matematica, è venuto tutto giù all’improvviso, ho avuto paura”. Luca ha otto anni, è uscito alle 15 dal pronto soccorso di Ostuni, tenuto per mano da mamma Patrizia e da papà Giovanni che lo hanno poi accompagnato a Brindisi per le visite specialistiche consigliate dai dottori. Un ometto, ancora dolorante, ma consapevole di essersi lasciato alle spalle una tragedia sfiorata. La testa fasciata con una garza, i cerotti a coprire i punti di sutura. E il nasino livido per una frattura che probabilmente necessiterà ulteriori cure. Luca sedeva al suo posto, in seconda fila, in II E, una delle classi di bimbi che fanno il tempo pieno all’istituto elementare “Pessina” di Ostuni.
Ha ricordato quei momenti concitati: “Mi hanno trascinato per le braccia nel corridoio, poi lì ho aspettato l’ambulanza. C’era anche il mio compagno”, l’altro alunno ferito nella scuola frequentata in tutto da 687 bimbi, tra elementari e materne. “Gli altri – racconta Luca – hanno gridato”. I genitori di Luca si sono detti “allibiti”. Sono stati chiamati dalla segreteria della scuola appena dopo il crollo. I calcinacci erano ancora lì, sui banchi, tra gli zaini e i diari. Le ambulanze già partite per il vicino nosocomio.
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Anche una maestra è rimasta ferita per soccorrere i piccoli alunni. E’ scivolata e si è rotta una gamba. L’insegnante che invece era in aula, si trovava vicino alla lavagna quando un pezzo di intonaco dal diametro di cinque metri e dallo spessore di tre centimetri è piombato sui 15 grembiulini alle prese con le prime moltiplicazioni della loro vita.
“Stavamo incollando delle schede con il per” dice Luca, per far comprendere di che tipo di attività si stessero occupando. Aveva varcato per la prima volta la soglia della sua “nuova scuola” a gennaio scorso. L’edificio che ospita l’istituto “Pessina” era rimasto chiuso per anni, per i lavori di ristrutturazione che lo avevano interessato. “E’ stato uno spavento terribile – commenta mamma Patrizia, che stenta a parlare – sono cose che non dovrebbero accadere in una scuola, specie se è stata appena ristrutturata e da poco riaperta”.
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