Stefania Auci, scrittrice di successo con la saga dei Florio ma anche insegnante, intervistata dal Messaggero è sicura dei fatti suoi: “Preferisco lasciare gli alunni liberi di leggere dei libri, quelli che vogliono”, e senza indicazioni né di genere di quantità. Ma non solo, dice la scrittrice, “Credo sia importante anche lasciare loro il tempo di annoiarsi”.
Perché “Questi ragazzi sono sempre alla ricerca di cose da fare ma la noia è importante. Nella noia ci si riprende i propri spazi, i propri pensieri. I ragazzi dovrebbero imparare anche ad annoiarsi, perché è lì che si rielaborano i pensieri. Nel più classico “otium” si trovano infatti le idee e la possibilità di rielaborarle. L’ansia di dover fare, invece, credo sia pericolosa, perché per dover fare per forza qualcosa, si finisce anche per fare delle fesserie, si finisce per combinare dei guai”.
Per questo, continua Auci, non bisogna “riempire i ragazzi di compiti e che sia più utile un ripasso generale, per rinfrescare gli argomenti, nelle prime settimane di lezione a settembre. Si può ripassare direttamente in classe, tutti insieme, anche per organizzare un rientro dolce in classe e per tirare le somme e capire cosa è rimasto e cosa invece va ripreso. Serve per creare un filo e riprendere gli argomenti lì dove ci si era fermati tutti insieme”
Fra l’altro, spiega, “non so quanti sono i ragazzi che si mettono seduti alla scrivania durante l’estate, a fare le versioni o compiti di matematica. Non credo siano la maggior parte” e inoltre, “oggi i ragazzi trovano tutto online: riassunti e interpretazioni di qualunque libro. Su internet c’è davvero di tutto. I ragazzi sanno bene dove e cosa cercare, le versioni sono tutte disponibili e basta inquadrare con lo smartphone un esercizio di matematica per ritrovarselo svolto in un istante. A questo punto è tutto inutile. Preferisco le attività creative”.
Al rientro in classe, spiega Auci, si possono fare i “compiti creativi che permettono di fare lavori di gruppo e libere associazioni, consentono di conoscere meglio il mondo in cui i ragazzi sono immersi. Penso alla fotografia: gli studenti sono portati in questo modo a guardare con attenzione la realtà che li circonda e a coglierne aspetti che, in altri momenti, non noterebbero. È una ricchezza”.
Diverso è per coloro che hanno “avuto dei debiti formativi perché hanno ripassato durante l’estate, però senza riposarsi. Quindi le due settimane di inizio lezione, a studiare tutti insieme, servono soprattutto agli alunni che sono stati promossi a giugno e che, probabilmente, durante l’estate hanno perso un po’ di concentrazione.
Ai miei tempi, durante la scuola superiore, mi davano un paio di letture da fare. Alle medie dovevo leggere dei testi e fare i riassunti, non c’era l’idea di tenere il ragazzo impegnato per forza alla scrivania. Mi ricordo che non c’era questa esigenza o forse erano i miei docenti ad avere questa visione delle vacanze estive”.
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