Il Foglio fa una disamina delle cattive figure cha la ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, ha fatto durante la sua permanenza al dicastero.
Si parte dal Meeting di Rimini dove Giannini illustra le linee guida della riforma della scuola, ma che il giorno dopo, il presidente del Consiglio quelle linee guida le ha praticamente riscritte di sana pianta in una riunione in cui c’erano tutti tranne il ministro titolare. E poi quando lei voleva eliminare la commissione esterna agli esami di maturità, quando ormai lo aveva annunciato a tutti i giornali, piacevolmente eccitata dalla vaga trepidazione che coglie ciascuno nel vedere il proprio nome citato in un articolo, lui è entrato in Consiglio dei ministri e – zac! – gli ha depennato la norma.
Non bastasse, continua Il Foglio, ciclicamente, quando si parla di rimpasti, ecco che la poltrona della Pubblica istruzione, quella della prof. Giannini, si fa sempre la più instabile. Con una vocina gaia e maliziosa che da Palazzo Chigi comincia a elencare i nomi delle ragazze già pronte all’incarico: Anna Ascani, Francesca Puglisi… Quasi mobbing.
L’unica sua difesa, scrive Il Foglio, è attenersi a un’imperturbabile bonomia, a un distacco siderale, a una faticosa ginnastica zen compensata soltanto dalla consapevolezza di aver per lo meno, agli occhi del mondo, quel pennacchio, quel luccicante distintivo, quella targhetta d’ottone sulla porta in cui c’è scritto: “Ministro”. Per il resto è una vitaccia, compresa “La geminazione consonantica in latino”, ma quando Renzi – sbagliando – le fece notare che le slide sulla riforma della scuola contenevano un errore di grammatica, perché “al plurale si dice curricula non curriculum”, lei andò completamente nel pallone: chiese scusa, malgrado l’errore in realtà non ci fosse, in quanto, come sanno gli studenti del liceo classico, “curriculum è un plurale invariabile”.
Circa un mese fa la signora, continua Il Foglio, Giannini è stata di nuovo messa nell’angolo da Renzi sulla questione dei professori da assumere. Lei voleva un decreto, ma è uscito fuori un ddl, e non precisamente partorito dal suo ministero. Così, alla fine, lei si è dichiarata “basita”, ossia stupefatta, ma quel “sono basita” in realtà resta sul proscenio delle poche cose notevoli a lei riconducibili, assieme alla foto in spiaggia che l’ha fatta entrare nel guinness come primo ministro in topless della storia. “La trasparenza è sempre stata una delle idee guida di Stefania Giannini”.
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