Stefania Giannini: un Ministro che si è smarrito…

Il ministro Giannini, nell’intervista rilasciata a “Repubblica Tv”, ha affermato: “Il preside della Buona Scuola è un leader educativo. E’ una persona che viene dal mondo della scuola, una sorta di ‘preside-rettore’, cioè una persona che si mette al servizio nel suo mondo di appartenenza con strumenti e poteri che gli permettono di prendere decisioni”.

Un’asserzione sintomo di un abissale disorientamento: la finalità del sistema educativo è sconosciuta, il sistema di regole in cui la scuola è immersa è ignoto così come i dettami delle scienze dell’organizzazione.

PRESIDE LEADER EDUCATIVO: una concezione che contrasta con il decreto legislativo 27/10/2009, n. 150 – dirigenza pubblica – art. 37 che “rafforza il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.

UNA SORTA DI PRESIDE-RETTORE: non è stata colta la profonda differenza che separa la mission dell’università da quella della scuola. La prima si caratterizza per la trasmissione di conoscenze, la seconda si sostanzia “d’apprendimento .. nello sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea” [legge 53/2003].

Il preside dispone di strumenti e di poteri che gli permettono di prendere decisioni: il problema educativo è complesso. Non può essere semplificato. Deve essere gestito.

La dottrina postula: la struttura gerarchico-militare, proposta dal ministro, è inefficace se applicata a problemi di ampie dimensioni. Questi sono da scomporre, sono da identificare i soggetti cui affidare la soluzione dei sottoproblemi, sono da incrociare le responsabilità per autoregolare il sistema.

L’attività del dirigente scolastico è il cardine della vita della scuola, non sono ammessi equivoci: vincola gli organismi collegiali alle responsabilità delle loro funzioni attraverso ordini del giorno mirati, per portare a unità la gestione. 

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