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Stefano Accorsi: “Proteggiamo troppo i figli. Anche falsificare una firma per non andare a scuola insegna qualcosa”

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March 29, 2025

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L’attore Stefano Accorsi, classe 1971, ha parlato, in occasione della presentazione del suo nuovo film, al Bif&st della sua esperienza da padre di quattro figli e del rapporto genitori e ragazzi. Ecco le sue parole, riportate da Ansa.

“Forse oggi i genitori si sentono anche troppo responsabili. Secondo me proteggiamo troppo i nostri figli e non so se questo è un bene. Anche falsificare una firma per non andare a scuola alla fine qualcosa ti insegna. Insomma, siamo un po’ troppo invadenti: cosa avrebbero dovuto dire i miei che rischiavo la vita tutti i giorni sulle strade piene di nebbia verso Bologna?”, ha detto.

Stefano Accorsi e la sua esperienza a scuola

“Questa di oggi è una società difficile da analizzare, etichettare e decifrare. Ad esempio i giovani stanno sui social, ma non postano nulla, si scrivono solo messaggi di cui non sappiamo nulla. Prima per stare insieme ci si doveva vedere, oggi ci si vede da remoto”, ha aggiunto.

E, sulla sua esperienza a scuola, come riporta Vanity Fair: “Ho sbagliato liceo e per non stare in classe firmavo le giustificazioni al posto dei miei. Va lasciata una sorta di autonomia ai ragazzi: siamo troppo invadenti. Invece pensiamo a fare i conti con noi stessi e cerchiamo di responsabilizzarli di più”.

Crepet: “Genitori? Si lamentano di tutto”

Sui genitori, è impossibile non pensare alle parole dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet: “Genitori? Come i professori si lamentano di tutto. Vivono una connessione permanente e una mancanza di attenzione”, ha esordito l’esperto. Crepet si è concentrato sul tema, poi, della salute mentale: “C’è un’enfasi anomala su questi temi che portano a sottolineare questo aspetto come se i giovani vogliano dire essere malati. Piuttosto vuol dire essere fragili. Bisogna ascoltare questa insicurezza e comprendere questa fragilità, ma non va gestita come diagnosi. Semmai è un marketing dell’ansia che dà lavoro a tutti i professionisti che popolano le scuole. Io li definisco una rete di santoni di vario genere. Nessuno si ribella a tutto questo ed è incredibile”.

Infine lo psichiatra ha parlato della sua idea in merito al divieto di smartphone: “L’uso dello smartphone andrebbe vietato per legge fino ai 18 anni, ossia per tutto il periodo della formazione. Si diventa più intelligenti senza cellulare. Oggi se affido ad un ragazzo una ricerca su Beethoven, lui ci mette tre secondi a farla perché interroga Google e l’intelligenza artificiale. Invece vorrei che aprisse i libri e i vocabolari e spegnesse il telefonino”.