I francesi non si lavano, i tedeschi sono freddi e cattivi, gli svizzeri puntuali, i milanesi gentili, i torinesi falsi e cortesi, i siciliani mafiosi. Eppure, per quanto così si creda, non sempre gli altri sono come si pensa che siano. La prestigiosa rivista Science ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio su un tema familiare a tutti e che riguarda il proprio modo di relazionarsi al mondo: il tema degli stereotipi nazionali. Con tutta probabilità a ognuno di noi è già capitato di doversi confrontare con l’immagine che ha degli americani, dei tedeschi, degli svizzeri. Per quanto concerne i più giovani, inoltre, nonostante un adolescente italiano conosca un gran numero di italiani, ma solo pochi tedeschi e americani, è probabile che egli abbia la netta sensazione di sapere com’è la popolazione degli altri paesi.
Da un punto di vista scientifico è interessante comprendere se questi stereotipi (che in fin dei conti sono pregiudizi) possono essere misurati oggettivamente. Lo studio pubblicato dall’autorevole rivista inglese ha dimostrato che molto raramente lo stereotipo acquisito attraverso i media, i luoghi comuni o un’esperienza personale limitata, corrisponde alla realtà. Dai risultati è emerso che l’ostilità nei confronti degli stranieri è più alta laddove gli stranieri non ci sono. Chi è giornalmente in contatto con degli immigrati, infatti, pare non abbia simili pregiudizi.
Da un punto di vista psicologico, gli stereotipi rispondono a un bisogno umano, e in particolare all’intima esigenza dell’uomo di controllare ciò che gli sta intorno. Grazie agli stereotipi è possibile avere un orientamento di massima su cosa ci si possa aspettare o cosa sia opportuno evitare. Una sorta di guida al comportamento, insomma. Il rischio più grosso che si corre, però, è che essi non vengano modificati in base all’esperienza, che si cristallizzino, soprattutto in tutti quei casi in cui è difficile che ci si confronti con un’esperienza concreta. Pare inoltre che la gente tenda a tenersi ancorata ai propri stereotipi, cercando di evitare le esperienze che li contraddicano.
Se, come si è detto sopra, lo stereotipo risponde all’intima esigenza umana di controllare l’ambiente circostante, ed è maggiormente presente laddove gli starnieri non ci sono, è lecito supporre che il consolidarsi di realtà multietniche possa favorire il graduale sradicamento dello stesso. In tale ottica, la possibilità di convivenza, all’interno delle stesse classi scolastiche, di soggetti di nazionalità diverse, può di certo favorire il superamento di una prerogativa considerata naturale.