“In questi giorni stiamo assistendo a un totale default psicopedagogico, una disseminazione del terrore che sta purtroppo passando dalle scuole, insegnanti e genitori hanno fatto molte mosse sbagliate”.
A dirlo Daniele Novara, pedagogista di fama nazionale, per il quale, secondo quanto riporta Vita.it, ci sono troppe madri che inventano inesistenti allarmi pur di tenere i figli in casa, insegnanti che parlano a bambini di prima elementare della differenza tra Islam e Isis, genitori orgogliosi di non aver mai cambiato canale in tv in una settimana in cui il flusso di immagini è stato costante.
In modo particolare le scuole e la stessa ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, allorchè “ha invitato tutti gli insegnanti a dedicare un minuto di silenzio alle vittime della strage di Parigi e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti, lunedì scorso. Non distingue per grado di scuola, né per fasce di età. Forse intendeva che alla scuola dell’infanzia si doveva parlare di terrorismo e dei morti di Parigi? Il nostro primo compito è evitare di terrorizzare i bambini col terrorismo. Invece è proprio quello che sta succedendo. Abbiamo dimenticato una cosa importantissima, rispettare i bambini secondo la loro età.
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Fino in terza elementare i bambini sono immersi nel pensiero magico, credono che la parola possa generare cose reali. Su di loro le nostre parole possono compiere danni enormi. Il ministro Giannini ha detto di non cambiare canale, io invece dico che la prima cosa da fare deve essere proprio cambiare canale, evitare di esporre inutilmente i più piccoli alla brutalità e alla crudezza delle immagini che i media continuano a trasmette”.
Non si tratta, per il pedagogista, di nascondere la realtà delle cose ma di essere più discreti coi bambini.
E porta un esempio: “Chi si dovesse separare dal coniuge, direbbe ai suoi figli che ha trovato il consorte a letto con un altro partener? No. È la stessa cosa. Non si tratta di nascondere la realtà ma di non coinvolgere i bambini in cose più grandi di loro, in questioni che li destabilizzerebbero perché al di fuori della loro misura. Se i bambini fanno spontaneamente delle domande, rispondete, ma non devono essere genitori o insegnanti a tirare fuori l’argomento, facendosi prendere dall’ansia di dire a tutti i costi qualcosa. Le nostre risposte devono essere orientate a rassicurare, ad affermare che nulla cambierà nella vita dei bambini. Ricordando che per un bambino la tonalità emotiva conta molto più delle parole. Ripeto, non è un ingannare o un eludere la realtà, ma un rispettare i tempi e le tappe evolutive”.