Si parla tanto di taglio del cuneo fiscale. Ma quanti soldi si ritroveranno in più nel loro stipendio “netto” docenti e personale Ata? La risposta dettagliata è giunta in questi giorni in una comunicazione emessa dal sito ufficiale Noi Pa del ministero dell’Economia e delle Finanze: all’interno della sezione “riservata” del portale, accessibile per tutti i dipendenti pubblici, è apparso un documento dal titolo: “Taglio del cuneo fiscale: misure di sostegno economico previste dal D.L. 3/2020”.
Nel documento, l’amministrazione spiega che “sono in corso le operazioni per dare attuazione alle misure di sostegno economico previste” e che “gli interventi riguardano le somme a titolo di trattamento economico integrativo per i redditi fino a 28.000 euro annui e l’ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente e assimilati fino a 40.000 euro annui”.
In un ulteriore documento allegato, il Mef spiega che “sono in corso le operazioni per dare attuazione a quanto previsto dagli articoli 1 e 2 del Decreto” Legge del 5 febbraio 2020, n. 3, convertito con Legge del 2 aprile 2020, n. 21 in oggetto con decorrenza 1° luglio.
Nel documento si spiega che la tassazione più favorevole porterà ad “una somma a titolo di trattamento integrativo di importo pari a 600 euro nel 2020 e di 1.200 a decorrere dal 2021, se il reddito annuo complessivo individuale non supera i 28.000 euro”.
Viene anche specificato che “la funzionalità self service già in uso per la gestione del Bonus Irpef di cui al Decreto Legge n. 66/2014, può essere utilizzata anche per il nuovo trattamento integrativo che lo sostituirà”.
Questo significa che – come già emerso nei giorni passati – per coloro che già percepiscono fino ad 80 euro introdotti dal Governo Renzi, per i redditi fino a 26.660 euro, l’incremento sarà molto più basso: la somma del bonus Renzi, infatti, non verrà più assegnata. Ne consegue che, per costoro, l’attuale sgravio fiscale porterà appena 20 euro in più.
Il ministero dell’Economia specifica anche che “coloro che con detta modalità abbiano già effettuato la rinuncia al bonus Irpef secondo la previgente normativa, che tale rinuncia è acquisita automaticamente per il nuovo trattamento”.
Ma adesso viene data la possibilità di prevedere l’accesso: una opzione che sono chiamati quindi a realizzare tutti coloro che – sapendo di percepire un compenso annuo lordo superiori ai 26.600 euro – avevano dichiarato di non volere accedere al Bonus Renzi, per poi non ritrovarsi poi nell’inconveniente situazione di dovere restituire la somma in un’unica soluzione.
Ora, però, “in virtù dei più elevati limiti di reddito che danno accesso al nuovo beneficio, è possibile rispristinare il diritto, accedendo alla medesima funzionalità self service”.
Nel documento si specifica anche che “la norma in oggetto prevede, fino al 31 dicembre 2020, anche una ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente e assimilati, di importo decrescente a beneficio di titolari di redditi complessivi fino a 40.000 euro annui”.
In tal caso, tutti coloro che non hanno già presentato domanda di rinuncia di detrazione in passato, sempre con il bonus Renzi, oggi non avranno possibilità di “gestirne la rinuncia in modalità self service”:
Sempre dal sito Noi Pa viene specificato che “il trattamento integrativo sarà applicato dalla mensilità di luglio 2020. L’ulteriore detrazione, fermo restando la decorrenza 1° luglio, sarà applicata sulla mensilità di agosto”.
Per avere una delucidazione di quello che è stato applicato, “nel riquadro dedicato alle detrazioni del cedolino stipendiale verrà esposto il totale della detrazione lavoro dipendente e dell’ulteriore detrazione; inoltre, se quest’ultima è valorizzata, sarà prodotto un messaggio con il dettaglio delle detrazioni”, conclude il Mef.
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