Anief-Confedir dice basta agli aumenti stipendiali finanziati razziando i fondi del potenziamento dell’offerta formativa delle scuole. L’approvazione del decreto sugli scatti di anzianità ha, infatti, prodotto un incremento in busta paga limitato a qualche decina di migliaia di dipendenti della scuola passati a una nuova fascia stipendiale. Ma per tutto il personale rimane ancora da sciogliere il nodo sulla restituzione dei soldi per il mancato adeguamento delle buste paga al costo della vita negli ultimi 40 mesi. Un adeguamento che corrisponde, numeri alla mano, ad una media di 25 mila euro a dipendente.
Per effetto dell’art. 9 della Legge 122/2010, al personale della scuola è stato bloccato il rinnovo contratto a partire dal 2010. E per effetto dell’ultima Legge di Stabilità, l’indennità di vacanza contrattuale è stata ‘sospesa’ sino al 2017. Con il risultato che i valori stipendiali di docenti e Ata non sono stati adeguati all’inflazione, rimanendo di fatto fermi addirittura al 2009. Portando così a compimento il “piano” avviato con il D.lgs. 29/1993, poi ribadito con il D.lgs. 165/01 e con il più recente D.lgs. ‘brunettiano’ 150/09: si tratta di una serie di provvedimenti tutti orientati a disinnescare i diritti previsti dai contratti di comparto. E finalizzati a fare spazio, per ragioni di finanza pubblica, alla privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego.
Ma l’equiparazione ai contratti privati non c’è mai stata. Nemmeno per “reggere” l’aumento del costo della vita: di recente l’Istat ha comunicato, commentando l’ultimo indice generale delle retribuzioni contrattuali orarie, che ad inizio 2014 si sono registrati incrementi tendenziali sopra la media nel settore privato (+1,9%), in particolare nei settori dell’agricoltura (+3,4%), dell’industria (+2,1%) e dei servizi privati (+1,6%). Mentre in tutti icomparti della pubblica amministrazione (dirigenti e non dirigenti, contrattualizzati e non), si continuano a registrare variazioni praticamente vicine allo zero.
Già il ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato a fine 2013, riportava il dato che nel 2012 docenti e Ata della scuola hanno percepito in media 29.548 euro annui, l’importo annuo più basso della P.A.. Ma soprattutto, la Ragioneria statale indicava che tra il 2008 e il 2012 mentre il costo della vita è aumentato dell’11,4%, nello stesso periodo gli stipendi di docenti e Ata si sono incrementati di meno dell’8%.
Una compensazione equa, per evitare di proletarizzare il ruolo del dipendente scolastico, sarebbe allora quella di assegnare una quota forfetaria che il nostro sindacato ha stimato pari a 25.000 euro a dipendente. Che corrisponde ad una compensazione equa comprendente gli arretrati, i mancati rinnovi contrattuale e i tagli al Fondo d’Istituto. Attuandola si riallineerebbe, finalmente, lo stipendio dei nostri docenti a quello degli altri paesi Ocde, i quali al momento della pensione si ritrovano in media più avanti di circa 8 mila euro.
“Considerando che ai docenti – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – sono stati sottratti pure gli incentivi derivanti dagli incarichi di lavoro extra dedicato al potenziamento dell’offerta formativa, visto che gli scatti del 2012 e del 2013 sono stati finanziati in buona parte con il Fondo d’istituto, il sindacato reputa che è giunto il momento di dire basta. Far parte dell’Europa significa vivere in una terra di diritti. Tra cui figura quello dell’equo trattamento economico dei sui lavoratori. E ai giudici – conclude il rappresentante Anief-Confedir – questo concetto non sfugge”.
Chi vuole ricorrere e aderire al ricorso per recuperare gli arretrati, riallineando in tal modo lo stipendio al costo della vita, può chiedere istruzioni a [email protected].