Categorie: Personale

Stipendi, 85 euro lordi di aumento chissà quando: mal di pancia Cgil

Sul contratto che non si rinnova, i sindacati cominciano a perdere la pazienza. A far storcere il naso è anche la scarsità di soldi per i finanziamenti.

“L’aumento di 85 euro medi (lordi ndr) previsto nell’intesa Governo-Sindacati del novembre scorso, che deve peraltro trovare ancora copertura, non è sufficiente né a recuperare il potere d’acquisto perduto né a ridare dignità al lavoro che quotidianamente viene svolto nelle scuole, negli atenei, negli enti di ricerca e nell’Afam”, ha detto Francesco Sinopoli segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil, commentando l’avvio della protesta dei docenti universitari dei giorni scorsi.

Le parole di Sinopoli sembrano superare anche l’accordo del 30 novembre scorso con la Funzione Pubblica, sottoscritto dalla stessa Cgil, “imperniato su aumenti medi in busta paga di 85 euro medi mensili destinati a circa 3,3 millioni di dipendenti pubblici” e con particolare attenzione ai redditi bassi.

 

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Per il sindacalista, come riporta l’Ansa, “va affrontata, subito e senza indugi, la questione salariale che riguarda i lavoratori e le lavoratrici del Pubblico Impiego. Salari fermi ormai da più di 8 anni necessitano di risposte adeguate. Tutti i settori della ‘conoscenza’, la Scuola, l’Università, gli Enti di Ricerca e l’Alta Formazione Artistica e Musicale, sono stati in questi anni definanziati e il personale che vi lavora trattato non come una risorsa, ma solo come un costo o, peggio, uno spreco”.

Il leader della Flc-Cgil chiude con un appello: ” Chiediamo al Governo, alla ministra Fedeli, ai parlamentari di affrontare da subito questo tema e di dare segnali concreti che si vuole avviare una diversa stagione nel rapporto con i settori dell’Istruzione e della Ricerca e con chi in essa e a vario titolo vi lavora, a partire dallo stanziamento di risorse adeguate”.

I tempi, tuttavia, non sono brevissimi: la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha detto di “augurarsi” la sottoscrizione del nuovo contratto entro fine anno. Una speranza che però difficilmente potrà tradursi in realtà, visto che ancora non è stato definito l’Atto di indirizzo a livello di Funzione Pubblica e devono quindi avviarsi pure le trattative di comparto.

Se a ciò aggiungiamo che la gran parte degli 85 euro medi di aumento devono ancora arrivare (la copertura dovrebbe essere inserita nella Legge di Stabilità di fine anno), si comprendono i motivi del “mal di pancia” del primo sindacato italiano.

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Alessandro Giuliani

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