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Stipendi, ai docenti italiani -11mila euro rispetto ai colleghi Ue: per Sbarra (Cisl) il mancato rinnovo del contratto è inaccettabile

Sul rinnovo del contratto della scuola permane un silenzio quasi imbarazzante. A romperlo è stato il rapporto Eurydice che per la prima volta viene anticipato (rispetto all’uscita ufficiale di ottobre) con pubblicazione delle tabelle di riferimento dell’anno scolastico 2020-2021. Ebbene, come abbiamo già osservato, ai docenti italiani viene corrisposto un importo complessivo di 8.000 euro in meno, a livello annuale, rispetto ai colleghi europei. E dopo un servizio di quindici anni il gap arriva ad 11.000 euro. Con i nostri docenti della scuola primaria tra i più penalizzati d’Europa.

L’aumento stipendiale del periodo 2019-2021 sarebbe stato quindi molto utile. Il problema è che l’importo rimane piuttosto esiguo, come per tutto il comparto pubblico: siamo attorno ad un incremento del 4%, che in media si aggirano sui 60 euro netti al mese.

Davvero poco, altro che aumenti a “tre cifre”, promessi dagli ultimi tre governi. La cifra, inoltre, non potrà crescere perché si tratta di un contratto già di fatto scaduto. Ecco, che allora “la legge di Bilancio diventerà determinante – ha detto Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil, ai microfoni della ‘Tecnica della Scuola’ al termine dell’ultimo incontro sulla parte generale del rinnovo di contratto – e in ogni caso la trattativa decollerà non prima di settembre”.

Una linea condivisa dalla segretaria generale Cisl Scuola, Ivana Barbacci, che si è detta d’accordo “nell’avere al più presto un nuovo contratto, come già avvenuto per altri comparti pubblici. Non siamo però disponibili, lo ribadisco, a firmare a qualunque costo”.

La linea della lunga attesa sta però snervando i lavoratori, alle prese tra l’altro con la gestione di un’inflazione sempre più calzante.

In questa situazione, diventa “Inaccettabile” il “continuo rinvio per rinnovare contratti” in comparti come quello della scuola, per “i medici, la ricerca, gli Enti locali”, ha detto il 13 luglio il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, rivelando che lo stesso concetto è stato espresso il giorno prima nel corso dell’incontro con il Governo.

Dal palco del convegno dell’Inps, a Roma, il sindacalista ha ricordato il dialogo istituzionale in corso sull’introduzione del salario minimo, obiettivo, spiegando che “che si può realizzare mediante la contrattazione, come indica anche la Commissione europea”.

A spingere per gli aumenti immediati di stipendio, promuovendo la linea “pochi, maledetti e subito”, si conferma intanto l’Anief, promotore per settimane di un “contratto ponte”: la proposta è stata presto congelata, in sede di contrattazione, sempre in attesa di capire la posizione del Governo, con la prossima Finanziaria, sulla valorizzazione del personale dei comparti pubblici.

“Noi ci riproveremo a settembre – ha detto sempre il 13 luglio Marcello Pacifico, presidente Anief -, perché nel frattempo l’Istat ci continua a dire che il costo della vita avanza in modo implacabile, andando a bruciare una mensilità stipendiale ogni sei mesi. Considerando che a docenti e personale Ata diamo già stipendi nettamente più bassi di quelli assegnati in Europa, fermi ai livelli del 2008, per noi portare in busta paga subito i 107 euro lordi già stanziati con le ultime Finanziarie, assieme ai quasi 3 mila euro di arretrati, rimane una priorità. Lo faremo presente anche nell’incontro previsto all’Aran la prossima settimana”.

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Alessandro Giuliani

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