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Stipendi, aumenti 85 euro: il Governo ancora a caccia delle risorse

Ci sono anche i soldi per gli aumenti degli statali, quindi pure dei lavoratori della scuola, nella lista dei 10 miliardi che il Governo deve ancora trovare per la manovra di fine anno.

Degli 85 euro medi da assegnare ad ogni lavoratore pubblico, accordati con la ministra per la PA Marianna Madia a fine novembre scorso, meno della metà sono già al sicuro grazie alle ultime due Leggi di Stabilità: gli altri, la parte più sostanziosa (circa 50 euro a lavoratore pubblico), deve ancora essere incamerata. Come mancano le coperture sicure per evitare gli aumenti di Iva e accise.

“A poco più di due mesi dal varo, il menù della manovra è già ben delineato e il governo dovrà trovare almeno altri 10 miliardi per riuscire a mantenere tutti gli impegni, compresi gli aumenti per gli statali”, scrive l’Ansa.

“Le voci principali che l’esecutivo sta esplorando per reperire i fondi – continua l’agenzia di stampa – restano la spending review, che secondo le prime indiscrezioni potrebbe portare una dote di circa 2 miliardi, oltre alla lotta all’evasione a partire dall’estensione della fatturazione elettronica tra privati, mentre una mano potrebbe arrivare anche da un buon esito dell’operazione di rottamazione delle cartelle. La voce più ‘pesante’ resta comunque il disinnesco delle clausole di salvaguardia, ancora circa 7 miliardi, insieme alle cosiddette ‘spese indifferibili’ (come le missioni all’estero)”.

Appare evidente, comunque, che il Governo a tutt’oggi ha ancora non poche difficoltà a coprire gli 85 euro previsti. Ecco perché qualsiasi ipotesi di far lievitare quella cifra di aumento stipendiale è destinato a cadere sul nascere.

 

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Una trattativa, semmai, si potrebbe realizzare, come già indicato nell’accordo generale con la Funzione Pubblica, nel dare meno aumenti a chi guadagna di più (docenti con più anzianità e dirigenti scolastici), ai quali sarebbero così destinati solo una manciata di euro netti.

Un’altra ipotesi di incremento ulteriore, di ispirazione sindacale, potrebbe poi essere quella di arrivare a 150 euro di aumento medio utilizzando i bonus per la formazione e per il merito. A parte il fatto che si tratterebbe solo di un “travaso”, su questo punto ci sono tuttavia diverse difficoltà: la prima riguarda il Partito Democratico, a cui appartiene la ministra Valeria Fedeli, che difficilmente sarebbe disposto a smantellare due pezzi portanti della Legge 107/15 voluta con forza dello stesso schieramento; inoltre, va considerato che quei capitoli di spesi potrebbero non avere adeguata copertura finanziaria oltre il 2017/18.

Per quanto riguarda la manovra, salvo cambi in corsa, è stato alzato un disco rosso, come già annunciato dalla Tecnica della Scuola, sul rinvio dell’aumento automatico dell’età per la pensione di “vecchiaia”: anziché attuare questo genere di intervento e favorire turn over, che a sua volta sarebbe costato almeno altri 1,2 miliardi, il Governo preferisce investire i soldi sugli incentivi e sugli sgravi fiscali per assumere direttamente i giovani.

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Alessandro Giuliani

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