L’aumento stipendiale che passa per il rinnovo del contratto scuola non arriverà breve: malgrado ora anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, spinga per chiudere già entro l’estate, se ne può parlare, se va bene, in autunno. Lo hanno fatto capire, negli ultimi giorni, i leader dei sindacati maggiori della scuola, alla vigilia dell’incontro all’Aran del 28 giugno.
Ivana Barbacci, leader Cisl Scuola, ha ricordato, ai microfoni della Tecnica della Scuola, che il milione e 250 mila dipendenti della scuola sono i meno pagati della PA: “28 mila euro l’anno, contro una media di 33 mila. Quindi, l’aumento contrattuale in percentuale è più basso che per funzioni centrali, enti locali e sanità”. Servono quindi delle ‘quote parte’, “da assegnare solo alla scuola, i cui dipendenti hanno maggiori responsabilità e impegni”.
Francesco Sinopoli, a capo della Flc-Cgil, dal canto suo è convinto che “la politica delle istituzioni” debba oggi più che mai “rispondere alle esigenze della scuola”, attraverso uno sforzo straordinario da approvare nell’ultima “Legge di Bilancio della legislatura”:
La prossima Finanziaria di fine anno, quindi, per il numero uno dei lavoratori della Conoscenza Cgil dovrà “dare la scuola quella attenzione che è stata negata: la scuola non può accontentarsi di 100 euro di aumento”.
Per docenti e Ata, però, gli stipendi potrebbero comunque “aumentare”. In media anche più di 100 euro a lavoratore. In realtà, a cambiare non sarebbe l’importo lordo, ma solo il netto: l’atteso incremento potrebbe arrivare con un ulteriore taglio del cuneo contributivo: già un paio d’estati fa, l’allora Governo Conte intervenì con una manovra di questo tipo. Adesso, si parla di ben 16 miliardi, che attraverso la Legge di Bilancio verrebbero stanziati per questa causa. Ed è un’ipotesi che ha trovato da subito il consenso di diversi politici.
Il parere più rilevante è giunto direttamente dal premier Mario Draghi, che da Bruxelles, pur non entrando nei dettagli, ha detto che c’è una estrema necessità di “sostenere il potere di acquisto degli italiani”.
Detto che le priorità delle risorse finanziarie pubbliche sono destinate a coprire le emergenze derivanti dallo Stato sociale, dal Covid e dagli armamenti legati a doppio filo con la guerra in Ucraina, quella della riduzione del cuneo fiscale comunque rappresenta un’ipotesi realizzabile. Anche perché sembra accontentate tutti.
L’ipotesi piace sicuramente alle aziende: partecipando all’incontro dei Giovani Imprenditori di Confindustria, da Rapallo il presidente Carlo Bonomi ha detto tutti “sono d’accordo sul taglio del cuneo fiscale, ed io sono contento. Quindi mi aspetto che lunedì (27 giugno ndr) questa cosa venga fatta”.
Gli industriali, del resto, sanno bene che un eventuale taglio consistente del cuneo contributivo servirebbe per due terzi ad aumentare il salario dei lavoratori e per un terzo ad alleggerire il costo del lavoro per le imprese.
Secondo Enrico Letta, segretario del Pd, sempre a Rapallo ha detto che “la legge di bilancio di autunno deve essere finalizzata a combattere l’inflazione e bisogna fare un grande patto all’interno della maggioranza che abbia l’obiettivo di combattere l’inflazione e che venga costruito attorno a una grande riduzione delle tasse sul lavoro, priorità che ha effetti sui consumi e sulle attività delle imprese”.
Secondo Matteo Salvini, leader della Lega, l’idea di fondo è giusta ma serve anche “un concordato fiscale, un patto fiscale tra cittadini, Equitalia e Agenzia delle Entrate, perché ci sono 15 milioni di italiani in ostaggio dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia che dopo due anni di pandemia e con una guerra in corso non ce la fanno”.
Matteo Renzi, ex premier Pd ed ora a capo di Italia Viva, ricorda che “quando è toccato a noi lo abbiamo fatto. Quando noi siamo stati al governo sono arrivati gli 80 euro, è arrivata l’abolizione Irap oltre ad altre misure per il taglio del costo del lavoro”.
“Sarebbe interessante chiedere a tutti quelli che fanno promesse cosa hanno fatto prima: Salvini con quota 100 ha distrutto un pezzo di economia, Conte l’ha distrutta tutta con il reddito di cittadinanza”, ha concluso Renzi.
Giuseppe Conte, leader politico del M5s, collegato on line, non si è curato delle critiche, ma ha accolto in pieno la richiesta di Confindustria: “Serve un taglio del cuneo fiscale e deve essere incisivo perché serva a evitare la perdita del potere acquisto del ceto medio”.”
“Dobbiamo intervenire con un’incisiva riduzione del cuneo fiscale anche per non deprimere i consumi”, ha chiosato l’ex presidente del Consiglio.
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