Cresce la richiesta del salario minimo. In questi giorni, a turno, da più fronti c’è una spinta verso l’introduzione del dispositivo di legge, che andrebbe a tutelare chi percepisce stipendi bassi. Dall’Unione europea entro pochi giorni arriverà una direttiva rivolta a tutti gli Stati membri.
La settimana iniziata con tantissime dichiarazioni in questo verso. A livello politico, ma anche sindacale.
“Il salari nel nostro Paese sono bassissimi, dobbiamo garantire che ci siano diritti comuni e che le persone che lavorano non vengano messe in competizione tra loro”, ha tuonato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Torino, in una grande assemblea all’aperto, in un parco alla periferia nord della città.
Landini si riferisce anche alle dichiarazioni giunte da illustri rappresentanti dell’Unione europea.
Come quelle di qualche giorno fa del commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, per il quale il tema degli stipendi ridotti “oggi è ineludibile”, ma di Nicolas Schmit, anche lui commissario con delega al lavoro, secondo cui “il potere d’acquisto deve restare a un livello valido” e “non possiamo ignorare che molti lavoratori stanno soffrendo per il carovita”.
“Se finalmente tutta l’Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione la tenuta sociale, bisogna ascoltarla”, commenta ancora Landini, rivendicando “una legge sulla rappresentanza che consenta ai lavoratori di eleggere i loro delegati e di votare sugli accordi che li riguardino”
Per il numero uno della Cgil, “siamo di fronte a una situazione sociale esplosiva. Non ci sono solo i salari bassi, ma un livello precarietà nel lavoro e nella vita che non c’è mai stato, una situazione di incertezza, insicurezza. In questi anni sono stati tagliati anche i soldi pubblici per garantire servizi sociali dal diritto alla salute alla scuola all’integrazione. La politica deve tornare a occuparsi dei bisogni materiali delle persone”.
E i politici rispondono: “Il nostro Paese esce da due anni di anestetizzazione da pandemia, che ha fermato l’economia con tanti aiuti pubblici. Noi dobbiamo pensare ai mali storici del nostro Paese: la questione salariale, con salari bassi e non cresciuti, e bassi tassi di produttività. Ѐ fondamentale che utilizziamo l’occasione offerta dal Pnrr”, ha detto Enrico Letta, segretario del Partito democratico, al Forum Ansa.
“Servono investimenti e uno stato che premi il lavoro stabile e continuativo a tempo indeterminato. Accanto a questo vanno ridotte le tasse sul lavoro”, ha aggiunto Letta.
Letta ha detto che il Pd è “a favore del salario minimo, nella logica della direttiva Ue. Il salario minimo serve a togliere il più possibile dal tavolo le fattispecie di lavoro povero”.
“C’è una massa enorme di persone che sta molto al di sotto dei 9 euro l’ora, spesso pagati appena 4 euro, al limite della soglia di povertà”, ha tenuto a dire la deputata del Pd, Beatrice Lorenzin.
Intervenendo alla trasmissione Agorà, l’ex ministra ha detto che “i salari troppo bassi privano la dignità delle persone, certamente inconciliabili con il mantenimento di una famiglia”. E poi ha ricordato di avere “proposto più volte in questi anni di agire in modo forte sul cuneo fiscale”.
Quindi, Lorenzin ha aggiunto che “contrastare il lavoro nero rimane una priorità”, ma anche “la questione del blocco dei salari in Italia coinvolge la competitività del Paese si pensi ad esempio ai medici e ai ricercatori che lasciano l’Italia per Paesi europei dove gli vengono proposti stipendi e condizioni di lavoro migliori”.
Pure secondo il ministro della salute, Roberto Speranza, la direttiva europea in arrivo sul salario minimo è “una scelta giusta” e una “priorità vera del Paese”.
Da Perugia, il ministro della Salute ha spiegato che a suo modo di vedere “è una priorità aumentare i salari, in modo particolare dei più deboli, dei più giovani e di chi ha redditi bassi”.
Anche la capogruppo di LeU al Senato, Loredana De Petris, ritiene che la direttiva europea sul salario minimo sia “una giusta spinta per fare quello che la civiltà e la Costituzione avrebbero imposto di fare già da tempo”.
L’Italia, non a caso, è il Paese deve in media i salari sono cresciuti meno. Addirittura si ritrovano sotto l’inflazione. Ed è quello che i sindacati del pubblico impiego ricorderanno martedì 7 all’Aran nel secondo incontro per il rinnovo del contratto.
Secondo De Petris “siamo da mesi di fronte a resistenze inconcepibili sia da parte della destra che di Confindustria”.
“Tra gli argomenti speciosi messi in campo per bloccare il salario minimo uno dei più infondati è che così si lederebbe la contrattazione nazionale. È bene chiarire che la realtà è opposta: il salario minimo aiuta e non danneggia la contrattazione nazionale”, ha concluso De Petris.
Una voce dal coro è quella della leader di Fdi Giorgia Meloni: quella del salario minimo, dice, “mi pare la classica arma di distrazione di massa rispetto ai problemi del lavoro in Italia, perché il salario minimo riguarda una fetta di lavoratori già garantiti dal contratto nazionale di lavoro, dentro cui tendenzialmente c’è un salario minimo”.
“Se si volessero alzare davvero i salari la soluzione migliore sarebbe quella di tagliare il cuneo, circoscrivendolo al lato lavoratore”, ha dichiarato Meloni.
Secondo la numero uno di Fratelli d’Italia, i problemi veri sono anche “la precarizzazione, le mancate tutele per i lavoratori autonomi e i non garantiti, il problema della tassazione eccessiva sul lavoro”.
Anche per il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani occorre “aumentare i salari abbattendo il cuneo fiscale, cioè le tasse che pagano le imprese sul lavoro”.
E poi il forzista auspica “una riforma delle pensioni e una generale rivoluzione fiscale: siamo il Paese che paga più tasse in Europa. Poi c’è il caro energia e serve una strategia a lungo termine”, tra cui anche immaginare un “percorso per il nucleare”, conclude, nonostante “il partito del No abbia sempre bloccato tutto”.
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