“L’Ocse ha definitivamente tolto ogni velo alla retorica della buona scuola e accertato che lo stipendio medio dei docenti della scuola italiana è inferiore a 1.500 euro netti al mese”.
Lo dicono le deputate Marisa Nicchi, Luisa Bossa, Eleonora Cimbro e il senatore Miguel Gotor di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, commentando l’approfondimento di Repubblica sull’impoverimento degli insegnanti italiani rispetto al resto d’Europa (solo in Grecia sono trattati peggio).
“Secondo una ricerca pubblicata sui quotidiani di oggi, gli insegnanti italiani sono malpagati e oberati di oneri burocrati. Tranne i guardiani del renzismo ortodosso, tutti sanno bene che questa è la realtà con cui fare i conti”, dicono gli esponenti di Articolo 1.
“Una retribuzione chiaramente in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione – proseguono – che esige un salario adeguato alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. Ai docenti italiani è richiesto un compito delicatissimo per il presente e il futuro del nostro Paese, per il suo apprendimento permanente e il suo sviluppo”.
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“Il caos dell’attuazione della legge sulla cosiddetta ‘Buona Scuola’, il taglio delle risorse per gli alunni con abilità diversa, le mediocri riformette degli istituti tecnici e della cultura umanistica già ci avevano fatto dire che la strada era sbagliata. Oggi i dati Ocse tolgono ogni alibi a un governo nemico della scuola pubblica e degli insegnanti”, concludono i parlamentari di Articolo 1.
Difficile essere in disaccordo con i politici aderenti a Mdp. Soprattutto sul fatto che il fermo stipendi rappresenta anche un aggiramento della Costituzione. Il concetto è chiaro: un insegnante, con alta preparazione e responsabilità, può guadagnare meno di un impiegato? Chiaramente no.
Adesso, però, non è più l’ora degli appelli: servono azioni concrete, che corrispondono a più soldi da mettere per il rinnovo del contratto.
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