L’insegnamento in Italia, si sa, è donna: nella scuola dell’infanzia c’è solo un uomo ogni 99 donne e anche negli altri cicli il gap è notevole.
Secondo la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, non è solo una predisposizione a portare il sesso femminile molto più facilmente in cattedra: il problema è anche e soprattutto economico.
Parlando degli stereotipi che vorrebbero le ragazze meno portate per lo studio di alcune materie, nella sua replica in audizione presso la commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, la Fedeli ha detto che la situazione cambierà, quindi gli uomini cominceranno ad avvicinarsi di più all’insegnamento, solo quando saranno migliorate le retribuzioni.
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“Il giorno in cui tutti insieme faremo riconoscere economicamente il valore di essere insegnante molti uomini arriveranno”, ha detto Fedeli il 5 luglio.
La responsabile del Miur si è riferita soprattutto alla scuola dell’Infanzia e Primaria, dove i “maestri” sono una sparuta minoranza.
Ricordiamo anche che nel primo ciclo scolastico le retribuzioni sono leggermente inferiori a quelle del secondo ciclo: un maestro di scuola primaria, ad esempio, a metà carriera si attesta sui 1.400 euro netti al mese.
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