I salari dei docenti e dei dirigenti scolastici italiani sono “frozen”, congelati, gli unici in Europa (insieme Cipro). A dirlo è l’ultimo rapporto Eurydice, Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2015/2016, presentato in concomitanza con la giornata mondiale degli insegnanti.
Il rapporto si riferisce all’a.s. 2015/2016 e offre informazioni aggiornate sui cambiamenti negli stipendi di base degli insegnanti e dei capi di istituto e sul loro rapporto con il PIL pro capite dei rispettivi paesi.
Ma non è tutto. Infatti, il documento si sofferma anche sull’analisi del potere di acquisto degli stipendi e sulle varie voci che compongono gli stipendi del personale scolastico nei 40 paesi europei analizzati.
In Italia gli stipendi dei dipendenti pubblici, personale scolastico compreso, sono ormai fermi dal 2010 per ridurre il deficit pubblico. “Il dato europeo – dichiara Turi della Uil Scuola – ci mostra impietoso che persino la Grecia ha ricominciato ad aumentare gli stipendi del personale. La scuola italiana non può vivere in questa contraddizione: sarebbe il caso di far ripartire gli aumenti di stipendi anche da noi”.
Nel resto d’Europa, infatti, negli ultimi sette anni, gli stipendi degli insegnanti continuano a registrare un aumento nella maggioranza dei paesi europei o comunque a rimanere stabili. Aumenti che nella maggioranza dei paesi UE deriva da un generale adeguamento degli stipendi di tutti i dipendenti pubblici, come in Germania, in Danimarca e Spagna.
In paesi come l’Inghilterra, invece, gli interventi di riforma sono stati più mirati alla categoria, con un incremento del 2% dello stipendio contrattuale, per rendere più attrattiva la professione docente nella prima fase della carriera, dove più alto è il rischio dell’abbandono della professione.
In altri paesi, tra cui Francia, Belgio e Polonia, gli stipendi non hanno subito cambiamenti significativi, ma sono comunque cresciuti.
Il rapporto si sofferma anche sul numero di anni di servizio necessari per raggiungere il massimo dello stipendio: in molti Paesi, tra cui l’Italia, bisogna superare i 30 anni di carriera per arrivare a percepire lo stipendio contrattuale massimo. Questi alcuni dati: Spagna (39 anni), Croazia (35 anni),Italia (35 anni), Repubblica ceca e Slovacchia (32 anni).
Infine, per quanto concerne le indennità aggiuntive allo stipendio di base, la maggioranza dei paesi europei le assegna principalmente in rapporto a responsabilità aggiuntive e lavoro extra richiesto agli insegnanti. In diversi paesi, tuttavia, viene premiata la qualità del lavoro dei docenti, come in Lettonia e Austria, mentre in paesi come Francia e Regno Unito, sebbene il giudizio positivo della performance non venga direttamente premiato con un’indennità aggiuntiva, può comunque concorrere alla progressione stipendiale.
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