Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è tornato all’attacco per difendersi dopo gli attacchi subiti in seguito alle sue parole pronunciate la scorsa settimana proposito di possibili differenziazioni stipendiali per i docenti in base alla regione di provenienza.
Valditara ha voluto ancora una volta spiegare il senso del suo messaggio, stavolta con una lettera inviata a Il Messaggero. Ecco l’ennesimo chiarimento:
“Se si fossero ascoltate le parole da me fin da subito effettivamente pronunciate, e ripetute alla Camera dei deputati, si sarebbe appreso che ho dichiarato.
1) il contratto nazionale non si tocca;
2) non ho mai sentito qualche regione che voglia mettere in discussione il contratto nazionale.
3) Semmai una richiesta delle regioni è quella di consentire una maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto. A questo proposito voglio ricordare come il costo della vita sia molto più alto rispetto alla media nazionale non solo a Milano, ma anche a Roma. E che anche a causa del costo della vita più alto registriamo molte domande di trasferimento non solo dalla Lombardia, ma anche dal Lazio con evidenti problemi di continuità didattica per gli studenti e dunque di qualità del servizio.
4) La mia risposta letterale alle preoccupazioni delle regioni non è stata una proposta ardita, ma un ragionamento problematico. Questa è la vera sfida: capire come fare per far sì che il lavoratore che si trova ad avere un costo della vita più alto in un determinato territorio (ovunque si trovi: al Nord, al Centro, al Sud, questo è poco rilevante) non vada ad avere uno stipendio che nei fatti è molto più basso. Dunque: ovunque si trovi, al Nord, al Centro, al Sud”.
Secondo Valditara si possono usare, per risolvere il problema del differente costo della vita da un luogo all’altro, strumenti diversi, che non intaccano il contratto nazionale: “Si tratta pertanto di una questione di equità che non necessita della autonomia, dal momento che già oggi si può affrontare con la contrattazione integrativa prevista proprio nei contratti nazionali. Fra l’altro con riguardo al lavoro pubblico è espressamente contemplata dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale anche la possibilità di misure di welfare contrattuale, ad oggi poco applicate, proprio per consentire di migliorare la qualità della vita dei lavoratori pubblici”.
Il ministro è anche intervenuto sulla questione “programmi spezzatino”, sollevata da molti. Anche i programmi scolastici saranno diversi in base alla regione? “Le indicazioni nazionali, e dunque i programmi, sono considerate dalla giurisprudenza costituzionale come norme generali sull’istruzione, quindi riservate alla competenza esclusiva dello Stato, e nel contempo devono assicurare omogeneità su tutto il territorio nazionale rientrando pertanto nei livelli essenziali delle prestazioni (lep), di competenza statuale. La loro articolazione è già oggi per una quota riservata alla autonomia delle scuole, garantita espressamente dalla Costituzione, e che dunque non può essere messa in discussione. Le mie dichiarazioni sono facilmente riscontrabili essendo il mio intervento on line”, ha risposto Giuseppe Valditara.
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