L’avvio della settimana, che con ogni probabilità si concluderà con l’approvazione anche alla Camera della manovra Finanziaria, è stato contrassegnato da un polemico botta e risposta tra la Flc-Cgil e l’Aran. Ad aprire “le danze” ci ha pensato il sindacato di Pantaleo che attraverso un comunicato ha accusato, nemmeno troppo velatamente, la stessa Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa di aver escluso dal ‘paniere’ – utile a comprendere il potere d’acquisto derivante dagli stipendi – proprio il Ccnl della scuola. Una “dimenticanza” che avrebbe riguardato anche tutti gli altri ministeri, “vale a dire i contratti più poveri“. L’organizzazione sindacale è convinta “che inserire questi due comparti avrebbe abbassato notevolmente la media e quindi avrebbe impedito ai nostri di ripetere il loro mantra preferito: i dipendenti pubblici hanno guadagnato troppo quindi adesso debbono stare fermi un giro (tre anni). La ‘trasparenza’ tanto invocata dal Ministro Brunetta, è ovvio, vale sempre per gli altri!“.
Per dimostrare la validità della propria tesi, la Flc-Cgil ha provato a disaggregare i dati stipendiali contenuti nella tabella fornita proprio dall’Aran: ed è risultato che “impiegati e docenti di scuola hanno guadagnato meno di tutti. E a questi stipendi – sostiene il sindacato – la manovra preleverà somme annue da 800 a 2000 euro per effetto combinato del blocco dei contratti e delle anzianità di servizi che avranno conseguenze su tutta la vita lavorativa, sulla liquidazione e sulla pensione. Un furto“.
La Flc-Cgil trova errato anche il supposto ‘vantaggio’ che gli impiegati pubblici hanno nei confronti delle altre categoria professionali: il posto di lavoro garantito. “Si tratta – incalza il sindacato di via Leopoldo Serra – di un’affermazione falsa e scandalosa: falsa perché i 18mila docenti e i 7mila Ata che hanno perso il posto di lavoro nel 2009, gli altrettanti che lo perderanno nel corso di quest’anno, oltre ai 30.000 precari dell’università e della ricerca, sono persone che andranno a ingrossare le fila dei disoccupati e non beneficeranno di alcuna cassa integrazione né di altri ammortizzatori sociali; scandalosa perché il posto di lavoro dovrebbe essere considerato un diritto e non un vantaggio“. Il sindacato si dice quindi “stufo di questa pretesa equità sociale, che anziché additare gli evasori punta il dito contro alcune categorie di lavoratori“.
Per la Flc-Cgil sarebbe quindi completamente falsa la notizia, trapelata nelle scorse settimane da alti esponenti del Governo, secondo cui “i dipendenti pubblici hanno guadagnato di più di tutte le altre categorie di lavoratori. Il Governo e l’Aran lo dicono e smentiscono se stessi, cioè i contratti sottoscritti negli ultimi dieci anni”. Quindi, è evidente, che “sui dipendenti pubblici l’Aran e il ministro Brunetta fanno disinformazione“.
Pronta le replica dell’Agenzia di negoziazione: “i dati utilizzati dall`Aran per il confronto con il settore privato – dichiara poche ore dopo commissario dell`Aran, Antonio Naddeo – sono i dati di contabilità nazionale dell`Istat e includono tutte le categorie di pubblici dipendenti. La Cgil può verificarli andando sul sito dell`Istat”. Quindi non sarebbe stata attuato “nessuna alterazione della realtà”. In effetti, sul sito Istat i dati relativi agli stipendi medi dei ministeri (in fondo alla classifica proprio quelli dell’Istruzione, assieme ai Beni culturali) ci sono. “Del resto – continua Naddeo – gli stessi dati si desumono dalla relazione sul costo del lavoro fatta recentemente dalla Corte dei conti e se gli amici della Cgil fossero più attenti sono gli stessi dati che si trovano nelle precedenti relazioni dell`Aran (pubblicate regolarmente sul sito) con un presidente dell`Aran diverso ed un ministro della Funzione Pubblica che non era ancora Brunetta”. L’impressione è che la polemica non finirà qui: anche perché le due versioni sono troppo discordanti.