Dal 15 giugno scorso la professoressa Camilla Sgambato è la nuova responsabile scuola del PD. Recentemente ha lanciato a Napoli il progetto “Costituente per la Scuola”.
Di questo e altro parliamo con lei nel corso di questa intervista.
Professoressa Sgambato ci vuole parlare di questo progetto?
Questo progetto nasce dalla convinzione che uno degli errori che abbiamo compiuto con la legge 107 è stato quello di non coinvolgere il mondo della scuola in una complessa operazione di riforma. Oggi, se vogliamo riconquistare la fiducia che abbiamo perso, nonostante gli investimenti significativi messi in campo, serve aprire una discussione a tutti i livelli.
Nicola Zingaretti nel suo libro manifesto “Piazza Grande” parla di un nuovo rapporto del PD con la scuola, lo potrebbe riassumere per i lettori della nostra rivista?
Noi vogliamo investire per i giovani e per il futuro del Paese. Non vogliamo destinare risorse, soltanto per mandare in pensione anticipata qualche centinaio di migliaia di lavoratori, a meno che non abbiano svolto professioni usuranti.
Questo governo non solo non ha investito un euro sui saperi e la conoscenza, ma nell’ultima legge di bilancio ha previsto una sforbiciata di 4 miliardi di euro. Non vogliono che nel Paese maturino capacità critiche, per misurarsi con il mondo che cambia.
Mi dice tre azioni che il PD intende fare per la Scuola in discontinuità con quanto fatto nella precedente legislatura?
Intanto se andremo al governo torneremo ad investire nell’ambito di un ampio confronto con il mondo della scuola. La nostra principale proposta riguarderà l’azzeramento dei costi dell’istruzione a tutte le famiglie italiane con redditi medio-bassi, dall’asilo nido all’Università. Questo provvedimento costa 1,5 miliardi di euro. Un terzo di quanto previsto per il primo anno di applicazione di quota 100.
Inoltre, vogliamo trovare le risorse necessarie per l’aumento degli stipendi dei docenti fino a 2.150 euro netti l’anno. Vanno sbloccate assolutamente le risorse per l’edilizia stanziate dai precedenti governi di centrosinistra e accelerare gli investimenti.
Cosa pensa debba essere fatto “per riportare la Scuola ad avere nell’opinione pubblica il ruolo che le spetta”? (cfr. N. Zingaretti. “Piazza Grande” pag. 101).
Il nostro Paese, secondo la Commissione Europea, spende poco sia come percentuale del Pil (3,9% rispetto alla media Ue del 4,7%), sia come percentuale della spesa pubblica totale (7,9%, media Ue 10,2%).
Servono tante risorse. I governi di centrosinistra hanno invertito questa tendenza attraverso ingenti stanziamenti. Tuttavia, tali politiche di sostegno possono essere davvero efficaci solo se trovano stabilità nel tempo. Non bastano cinque anni. È una crisi di sistema, cui contribuisce la scarsa attenzione riservata al nostro corpo docente, mal pagato e con prospettive di carriera limitate. Va rivisto lo status del docente, che deve essere considerato un professionista della conoscenza e non un impiegato. Devono essere formati adeguatamente, selezionati nel modo più rigoroso e pagati meglio. Ma questo lavoro si può fare solo ascoltando gli insegnanti.
Cosa non ha funzionato tra PD e insegnanti nella diciassettesima legislatura?
I docenti, per gli errori di cui parlavo prima, hanno percepito questa legge come l’ennesima riforma imposta dall’alto, senza alcuna condivisione. L’assunzione di più di 100.000 docenti e la mobilità straordinaria che ha messo in movimento 200.000 insegnanti, il concorso docenti andato a rilento, le sentenze cautelari dei TAR, hanno determinato una serie di problemi davvero complessi da gestire. Le assegnazioni affidate a un algoritmo fallace e i tentativi successivi, confusi e maldestri, di sanare gli errori, hanno definitivamente compromesso la situazione. E poi i problemi legati all’implementazione dell’organico di potenziamento e alla chiamata per competenze.
Della Buona Scuola cosa dovrebbe essere abrogato? Come giudica l’abolizione di tre istituti molto controversi e criticati come gli ambiti disciplinari, la titolarità di ambito e la chiamata diretta?
Sarò molto chiara. Io non farò nessuna abiura rispetto alla buona scuola anche se, tuttavia, non ho alcuna remora a individuarne gli errori. Molte proposte andavano nella direzione di rafforzare l’autonomia. Ma erano cose che andavano fatte con maggiore condivisione e minore fretta.
L’organico di potenziamento e la chiamata per competenze andavano gestiti molto meglio.
La chiamata per competenze non era un modo per reclutare docenti, già assunti, ma per scegliere il docente più adatto per l’offerta formativa di quella scuola. Ma la prima fase di attuazione è stata svolta troppo sbrigativamente.
In conclusione, prof.ssa Sgambato quale bilancio fa dell’operato del dicastero guidato dal Ministro Marco Bussetti?
Gravemente insufficiente. Questo è stato un ministro assente ricordato solo per le parole insulse contro i docenti del sud oppure per le proposte su meno compiti d’estate, gli smartphone o i crocefissi in classe. non ha risolto i problemi relativi al personale, non ha messo in campo nessuna iniziativa concreta e significativa. Un esempio su tutti? Bussetti non ha previsto un posto in più da assegnare ai docenti precari e ha pure tagliato il numero delle assegnazioni per il prossimo anno, nonostante andranno in pensione – per effetto di quota 100 – ben 22mila docenti in più. Nel 2015 portammo in cattedra 93mila insegnanti in più per potenziare tutti gli organici. Oggi, rispetto a quel significativo investimento, il Miur prevede 40mila cattedre in meno.
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