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Stipendi docenti al palo da 28 mesi, i presidi prendono due volte e mezzo in più e battono cassa

È di pochi giorni fa l’urlo di dolore dei rappresentanti sindacali dei dirigenti scolastici, in particolare Cgil, Cisl, Uil e Snals, che tra le altre cose (scarsa sicurezza, molestie amministrative, reggenze, ecc.) si sono lamentati per ricevere degli stipendi inferiori di circa 22 mila euro in meno rispetto alla media dei dirigenti pubblici. Qualche giorno prima, anche il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli, aveva detto che risulta “scandaloso il dislivello retributivo esistente tra i dirigenti delle scuole e quelli degli enti di ricerca”.

Lavori diversi, stipendi diversi

C’è anche chi, però, mette a paragone lo stipendio dei presidi con quello dei docenti, che dal Patto per la Scuola sperano buone nuove anche su questo versante.

Certo, stiamo parlando di responsabilità, impegni e contratti di lavoro completamente diversi, ma vale la pena soffermarsi sul tema. I primi a farlo, anzi, sono alcuni sindacalisti dei docenti. Come Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che l’11 maggio ha fatto il paragone tra le due categorie e poi commentando il fermo stipendiale dei docenti ha detto che viviamo una “situazione che grida vendetta”.

Lo sfogo della Gilda

Come abbiamo riportato in un altro articolo della Tecnica della Scuola, Di Meglio ha dichiarato che “secondo un recente rapporto dell’Ocse su ruoli e stipendi dei capi di istituto di 27 Paesi, i dirigenti scolastici italiani sarebbero tra i più pagati, classificandosi soltanto dopo Australia e Regno Unito. La differenza invece con le retribuzioni dei docenti è in assoluto la maggiore al mondo”. 
“Un preside australiano – dice Di Meglio – guadagna infatti l’85% in più di un proprio insegnante, nel Regno Unito si sale al 136%: quasi due volte e mezzo. Ma In Italia il divario è ancora più marcato: siamo al 160% in più, pari a oltre due volte e mezzo lo stipendio medio di un docente in cattedra”.

Le cifre

Come stanno le cose? Vediamo cosa dicono i numeri.

Partiamo dallo stipendio tabellare medio di un dirigente scolastico, comprensivo di tredici mensilità: è pari a 52 mila euro lordi l’anno, superiore di 1.350 euro (+87%) rispetto alla retribuzione mensile media in Italia. Certo, il fisco su queste cifre applica una “mano più pesante”, ma parliamo, sempre in media, di compensi che si collocano tra i 2.500 e i 3 mila euro netti al mese.

E tra i docenti? La media è appena superiore ai 30 mila euro lordi annui. Ad inizio carriera prendono meno di 25 mila euro, poi col tempo il compenso cresce, grazie a passaggi da un “gradone” all’altro, che fanno attendere tra i cinque e gli otto anni (il primo, a tre anni dall’immissione in ruolo, è stato cancellato nel 2011 in cambio di un congruo numero di assunzioni). Ne consegue che i docenti tra i 55 e i 64 anni di età guadagnano in media tra i 30 mila e i 38mila euro lordi.

Mentre un dirigente scolastico a fine carriera può arrivare anche ad 80 mila euro, sempre lordi. Praticamente più del doppio.

L’ultimo contratto ha aumentato il gap

La differenza si è acuita con l’ultimo rinnovo contrattuale. Nel luglio 2019, infatti, i dirigenti scolastici hanno potuto contare su un incremento medio di oltre 500 euro lordi. Mentre quello degli insegnanti si è fermato al 3,48% di tutto il pubblico impiego, che ha portato la “miseria” di 85 euro lordi di aumento dopo circa otto anni di blocco contrattuale: meno di 50 euro netti. Poi, negli ultimi due anni e mezzo, scaduto quel contratto, si sono dovuti accontentare della vacanza contrattuale, quindi di una cifra che va tra i 10 e i 20 euro mensili.

Le detrazioni fiscali in soccorso dei prof

Solo grazie al taglio del cuneo fiscale dello scorso luglio, coloro che tra gli insegnanti percepiscono gli stipendi più bassi hanno potuto contare su una maggiore detrazione fiscale, con incrementi (solo netti) che sono arrivati a sfiorare i 100 euro al mese. Fatto sta che un insegnante laureato della secondaria neo-immesso in ruolo prende a fine mese attorno ai 1.350 euro: due volte e mezzo in meno dei presidi. Appunto.

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Alessandro Giuliani

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