Oggi, 14 dicembre, a Roma, alle ore 10, presso la Sala Convegni Bernardino da Feltre (via Orti di Trastevere, 6), si svolge il convegno “Un’agenda scuola per il futuro del Paese” dove i segretari generali delle tre organizzazioni sindacali, Cisl Scuola, Snals e Gilda degli Insegnanti Ivana Barbacci, Elvira Serafini, Rino Di Meglio, fanno il punto sui temi al centro dell’iniziativa sindacale per il rilancio di una politica di forti investimenti nel settore dell’istruzione, dialogando su questi temi con Carlo Cottarelli. All’iniziativa intervengono Luigi Sbarra, segretario generale della CISL, e Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale CONFSAL.
Ecco le parole dei sindacalisti, iniziando dalla Barbacci: “L’agenda scuola la detta la scuola, il personale della scuola. Le famiglie non lavorano nella stessa direzione della scuola, la società fa ricadere sulla scuola le colpe di ciò che succede. Dobbiamo ricomporre un po’ tutto: capire qual è il senso del valore sociale di chi lavora la scuola, soprattutto in senso di retribuzioni. Ciò che costa poco vale poco in economia. Noi costiamo poco perché siamo tanti ma impattiamo 7 milioni di studenti e abbiamo a che fare con circa 15 milioni di adulti, i genitori”.
“Immaginare che un docente inizi la propria carriera con 1300 euro riteniamo che sia un percorso già segnato. Le maggioranze e le minoranze fluttuano, ma la scuola sta lì, non può essere sottoposta a intemperie. Serve una grande alleanza. Non vogliamo far diventare le scuole terreni di battaglia ideologica. Abbiamo bisogno che la società civile ci aiuti. Stipendi differenziati? Il tema è complesso. Va tenuto fermo il valore dell’unitarietà del valore della professione. Si tratta di un problema concreto e reale che può essere risolto. In alcune aree più dispendiose si potrebbe pensare ad un bonus aggiuntivo alla retribuzione”.
“Dalla supplentite siamo passati all’innamoramento per i concorsi ordinari”. ha concluso.
Ecco il contenuto dell’intervento di Serafini: “Vogliamo guardare oltre alle negatività, impegnarci e dare una svolta positiva. L’istruzione è l’asse portante del nostro paese. Se non investiamo nell’istruzione non andremo da nessuna parte. Le criticità sono tante, la pandemia ha segnato un passaggio. La scuola ha dato delle risposte immediate. Il personale scolastico ha risposto immediatamente a tutto. Il nostro mondo è pronto a dare delle risposte. O prepariamo i cittadini del domani o il Paese è destinato al naufragio”.
“Le sigle sindacali non vanno per la rottura ma per le proposte, per disegnare una scuola migliore. Incominciamo a considerare la retribuzione del personale: se non c’è retribuzione il sociale non ci riconosce. Sappiamo che è lontano arrivare alla retribuzione dei colleghi europei, ma aspiriamo a questo. Vogliamo essere considerati. La scuola del domani deve partire da qui. La formazione è importante, siamo per la formazione del personale. La scuola deve seguire i tempi della trasformazione digitale e dobbiamo essere pronti a questo. La formazione deve però avvenire all’interno delle scuole, con una progettazione seria, in un momento in cui altre agenzie vogliono farlo con criteri non adeguati al mondo della scuola. Perché subiamo violenze noi docenti? Le violenze sono legate alla poca considerazione data al mondo della scuola”.
Ecco invece cosa ha detto Di Meglio: “Il problema è che nella scuola italiana è diventato difficile lavorare, le retribuzioni sono basse. Valutare i docenti? Da chi, dai dirigenti, dalle famiglie, dagli studenti? Sembra fantasioso. Ci vuole un sistema serio, con valutatori competenti. Ci vuole un Governo che progetti il futuro, una vera Agenda per il futuro, assumendo persone capaci di valutare.
“Poi ci sono problemi di sprechi. Ci sono stati dati fondi Pnrr, ma c’è il rischio di trovarsi con aule digitali e il soffitto che cade addosso ai docenti. Se affidiamo gli interventi di edilizia alle autonomie locali è un problema. Un Governo serio dovrebbe ripensare questo problema e che strutturalmente così non funziona. L’Italia ha coscienza del fatto che sta creando scuole grandissime accorpate? Come si svolgeranno i collegi docenti? A mio avviso si creerebbero situazioni difficili e difficilmente gestibili. Il docente italiano sta moltissimo tempo a scuola fuori dalle ore contrattuali, per questioni diverse dall’insegnamento, molto più degli altri Paesi”, ha concluso.
Ecco le parole dell’economista Carlo Cottarelli, che ha discusso in merito alla valutazione dei docenti: “L’unica ricchezza in un Paese che non ha tante materie prime sono le persone. Gli investimenti nella formazione sono fondamentali. Una scuola pubblica che dia opportunità a tutti è fondamentale. La scuola dovrebbe essere un livellatore di opportunità, ma non è così in Italia. Ci vogliono risorse, e saperle spendere bene e investimenti”.
“Sembra che il problema siano le classi pollaio: non ci sono classi pollaio, rispetto agli Paesi Ocse. Non abbiamo pochi insegnanti, ma insegnanti poco pagati e poco formati. Il preside dovrebbe capire quali docenti stanno facendo bene e quali no, è una cosa normale, perché questa reticenza?”.
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