In campagna elettorale il M5S aveva promesso un congruo aumento degli stipendi dei docenti italiani, considerando le risorse economiche pattuite nel CCNL scuola 2016-2018 totalmente inadeguate.
Solo fondo perequativo e vacanza contrattuale
Nella legge di bilancio, fatta tutta in deficit, il Governo M5S-LEGA non ha previsto risorse economiche per l’adeguamento degli stipendi dei dipendenti pubblici da inserire per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021. Si è pensato solo a coprire il fondo perequativo già previsto dal CCNL 2016-2018 e la quota di vacanza contrattuale che partirà con una prima tranche, dopo il terzo mese dalla scadenza del vecchio contratto e con una seconda tranche, dopo il sesto mese.
In buona sostanza per l’intero 2019 il CCNL scuola non verrà rinnovato e, secondo molti analisti, vista la grave situazione finanziaria prevista per il nostro Paese, il problema potrebbe prolungarsi anche per tutto il 2020.
La doppia promessa mancata di Luigi Di Maio
“Altro che tagli alla scuola: per il Movimento 5 Stelle l’istruzione pubblica è una priorità e se andremo al Governo, dopo il voto politico del 4 marzo prossimo, ve ne accorgerete”, queste le parole dell’attuale vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata al Direttore de La Tecnica della Scuola il 14 gennaio 2018.
In tale intervista, alla domanda se una volta al Governo avrebbero adeguato gli stipendi dei docenti con una somma superiore agli 85 euro lordi e mensili stanziati dal Governo Gentiloni, l’On. Di Maio fu molto chiaro ed esplicito nella risposta:” Dobbiamo prima di tutto adeguare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento”.
Più recentemente il Vicepremier Luigi Di Maio (M5S) aveva dichiarato che i soldi per l’aumento degli stipendi dei docenti sarebbe arrivato dai tagli alle detrazioni e agli sgravi fiscali dei petrolieri.
Inequivocabili le parole del leader dei 5 Stelle: “dovremo dare più soldi a scuola, università e ricerca, tagliando un po’ le detrazioni e gli sgravi fiscali ai petrolieri. Tagliamo da dove c’è iniquità e mettiamo dove serve, per la formazione dei ragazzi e anche per gli stipendi degli insegnanti”.
Si tratta sicuramente di una doppia promessa mancata che ha profondamente deluso tantissimi elettori del M5S.
Calo dei consensi del M5S proviene dalla scuola
L’avere concesso il Miur alla Lega, l’avere mantenuto intatto il quadro legislativo proposto dalla legge 107/2015, l’avere firmato un patto di Governo in cui si parla di autonomia differenziata e Regionalizzazione della scuola e dell’Università, sono state delle scelte che, a sentire gli umori all’interno delle scuole, hanno profondamente deluso i tanti docenti che il 4 marzo avevano votato per il M5S consentendogli di avere il doppio dei parlamentari della Lega.
La domanda sorge spontanea: “Luigi Di Maio percepisce questa delusione e farà qualcosa per onorare le promesse fatte al mondo della scuola e attualmente tradite?”.