Suscitano profondo scalpore e sdegno nel mondo della scuola le parole pronunciate ieri dal Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti sugli stipendi dei docenti e sulla dignità della professione insegnante.
Si tratta di parole che denotano poco rispetto nei riguardi dei docenti che, giornalmente, si spendono con passione e sacrificio per formare le nuove generazioni in realtà molto complesse e difficili.
“Il problema degli stipendi bassi nella scuola italiana è un problema conosciuto. Io voglio restituire dignità ai docenti e a tutto l’apparato amministrativo che va incentivato. Lavoreremo anche per questo“. Queste le parole pronunciate dal responsabile di Viale Trastevere, il quale ha aggiunto “E’ chiaro che abbiamo un programma di 5 anni e il nostro obiettivo è arrivare tra 5 anni a raggiungere tanti buoni risultati”. Sono espressioni che, in un momento storico e particolarmente complesso che sta vivendo la scuola italiana, sarebbe stato meglio risparmiarsele, perché vanno nella direzione di offendere e maltrattare il personale della scuola, in particolar modo gli insegnanti, ormai nell’occhio del ciclone.
Andare ad alimentare il clima già arroventato è sicuramente fuori luogo e monta ancora di più la rabbia che i docenti hanno contro la mala gestione della scuola pubblica. Sarebbe il caso che il responsabile di Viale Trastevere faccia delle proposte concrete, fattibili per venire incontro alle richieste di tutta la classe docente che chiede rispetto, comprensione ed attenzione in un periodo molto difficile come quello attuale.
Affermare che “entro 5 anni si ridà dignità agli stipendi dei docenti” è una frase equivocabile che, detta in questo periodo particolare, può ingenerare numerose interpretazioni che generano ulteriore guazzabuglio in un sistema scolastico terribilmente terremotato.
Sembra, quasi, che il Ministro da uomo di scuola qual è non voglia vedere la realtà nuda e cruda così com’è. È veramente vergognoso un atteggiamento del genere, destinato a destabilizzare il sistema e non a rasserenarlo. Per non parlare della miserevole “mancetta” di appena 14 euro per il rinnovo del contratto di lavoro con la promessa “da marinaio” di un consistente aumento nel futuro.
È meglio, quindi, che dal Miur applichino una regola d’oro, il silenzio, che in questi casi è d’obbligo più che mai.
Mario Bocola