Nessun taglio di fondi alla scuola, ma solo di una riorganizzazione e una redistribuzione delle risorse: dirlo, qualche giorno fa, era stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Per evitare fraintendimenti, avevamo osservato, sarebbe bene che Governo e ministero dell’Istruzione facciano conoscere pubblicamente dove confluiranno i risparmi previsti dalla manovra. La risposta è giunta il 12 ottobre, attraverso il vicepremier Luigi Di Maio, nel giorno delle proteste studentesche in tutte le principali città d’Italia: i 50 milioni risparmiati con il dimezzamento dell’alternanza scuola-lavoro serviranno coprire una parte della spesa necessaria per non far ridurre, dal 1° gennaio 2019, fino a 29 euro gli stipendi del personale docente e Ata, in particolare quelli che percepiscono meno di 25mila euro annui.
Probabilmente, una somma simile, derivante da altri risparmi al settore, sarà destinata allo stesso scopo, perchè i fondi necessari a coprire la perequazione (salvando così i compensi dalla riduzione di alcune decine di euro e vanificando una parte dell’aumento dello scorso aprile, in media 85 euro a lavoratore pubblico) ammontano ad una somma che va tra i 200 e i 300 milioni di euro.
In un video pubblicato su Facebook, Di Maio ha detto che “non è vero che tagliamo per la scuola e l’università: è una notizia che sta girando da giorni su tutti i giornali. Io non voglio che ci dividano i giornali”.
“Ma siccome c’erano soldi che non si spendevano per l’alternanza scuola-lavoro, perché molti dirigenti e docenti si rifiutavano ormai di mandare gli studenti a friggere le patatine da McDonalds fingendo di fare alternanza scuola-lavoro, le abbiamo viste le foto dell’alternanza scuola lavoro e la Buona Scuola, abbiamo preso una parte di quei soldi che non si spendevano e abbiamo scongiurato l’abbassamento degli stipendi agli insegnanti, che era una cosa che aveva previsto il precedente governo. Certo – ha sottolineato – c’è ancora molto da fare, anche sui ‘baroni’ universitari”.
Di Maio ha poi aggiunto che “abbiamo un’idea sulla scuola e sull’università. Ma prima di tutto dobbiamo avere soldi e risorse per ristrutturare le scuole, rilanciare i programmi didattici, ma soprattutto dare un compenso nella media europea a tutti i docenti italiani”: l’impegno del vicepremier non è da poco, visto che ad oggi il gap rispetto alla media Ue è tra i 5mila e i 10 mila euro lordi annui.
Il vicepremier apre, quindi, ai giovani scesi in piazza: le rivendicazioni degli studenti – l’ingiustizia quotidiana di costi economici insostenibili per studiare, la manovra finanziaria annunciata dal Governo che ignora i problemi degli studenti e non prevede maggiori risorse per il diritto allo studio né per la qualità della formazione o per la ricerca – vengono considerati dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo une richiesta lecita.
“Le manifestazioni si devono sempre fare. Ci sono ragazzi che stanno manifestando: per prima cosa vediamoci, le porte dei ministeri sono aperte: parliamo. Costruiamo insieme una nuova scuola”, aggiunge Di Maio rivolgendosi agli studenti: “Andate avanti ho fatto il rappresentante degli studenti per cinque anni, so bene quale è il valore di una pressione sociale pacifica. Ma non è vero che tagliamo a scuole e università. Vediamoci per un confronto”.
Più tardi, con un ‘post’ su Facebook, il leader del M5S ha aggiunto che “le due ragazze” che oggi a Torino hanno dato fuoco a due manichini con il volto di Di Maio e Salvini “sono state denunciate per vilipendio delle istituzioni e per l’accensione di fumogeni. Spero che la denuncia per vilipendio, un reato di epoca medievale, venga archiviata il prima possibile e che inizi un percorso sereno di confronto con gli studenti. La repressione non porta mai nulla di buono”.
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