Si è fatto un gran parlare della liquidazione dell’indennità di vacanza contrattuale, fatta passare sulle televisioni come un’elargizione in favore dei docenti, segno della grande considerazione con cui sono tenuti dal Ministro Valditara e dal suo governo.
Il Contratto Collettivo della scuola ha una durata di tre anni.
Alla scadenza, si dovrebbe stipulare un nuovo contratto. Ma il Ministero tergiversa, per cui quegli scarsissimi aumenti (in genere inferiori al tasso di inflazione) non vengono pagati alla scadenza.
Così Governo e Ministero incamerano dei risparmi a spese dei dipendenti (diciamo che fanno la cresta sui loro stipendi).
Per rimediare a ciò, da un po’ di tempo è stata prevista l’indennità di vacanza contrattuale, una sorta di salvagente che tutela in parte i dipendenti dalle inadempienze del datore di lavoro.
In pratica, l’indennità di vacanza contrattuale “anticipa” quegli aumenti che in realtà sarebbero dovuti essere corrisposti fin dal primo giorno della scadenza del contratto.
Quando verrà siglato il nuovo contratto- a livello di liquidità- gli arretrati saranno inferiori, in quanto per buona parte già coperti dall’indennità di vacanza contrattuale, che sarà riassorbita dall’incremento retributivo.
In questo senso, l’indennità è un anticipo degli arretrati (di fatto, un gioco di parole: ti danno “in anticipo” quello che ti avrebbero dovuto già dare da un pezzo).
I docenti precari sono per ora tagliati fuori dalla manna (o mancia) natalizia.
Senza parlare delle migliaia di supplenti che non ancora ricevono lo stipendio da ottobre.
Se ne rimpallano la responsabilità il Ministero, NOIPA e il sistema Spese della Ragioneria generale dello Stato, ma sostanzialmente la colpa delle inadempienze va individuata da un lato nella procedura particolarmente complicata e dall’altro nella necessità della “capienza” delle risorse nell’apposito capitolo di bilancio (in pratica, non ci sono i soldi).
Sono in attesa anche decine di migliaia di docenti che si sono visti riconoscere la Carta Docenti in sede giudiziaria.
Spesso si tratta di sentenze notificate anche oltre un anno fa, ma a tutt’oggi il bonus è stato liquidato solo ad una sparuta minoranza di ricorrenti.
Nel mese di giugno, il Ministero aveva invitato i ricorrenti ad inviare copia della sentenza alla Direzione Generale del personale della scuola, cosa che la stragrande maggioranza ha puntualmente fatto.
Ciò’ nonostante, a distanza di sei mesi, non si è ancora visto niente.
Nel frattempo, molti studi legali hanno intrapreso ulteriori azioni giudiziarie (quali il giudizio di ottemperanza presso il Tar) per costringere il Ministero a rispettare le decisioni della Magistratura.
Sul sito del Ministero, appaiono rassicurazioni, invitando ad aspettare “i tempi tecnici”.
Ma nessuno dice quanto durano questi “tempi tecnici”….
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