Si parla tantissimo di aumenti di stipendio per gli insegnanti. Tutto è nato dalla proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di sperimentare “nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo”, perché “chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più”. Contro l’idea si sono schierati da subito i sindacati e l’opposizione politica. Nelle ore successive, a prendere le distanze dal ministro dell’Istruzione sono state anche diverse Regioni e una bella fetta del mondo cattolico: tutti temono che la differenziazione salariale tra i docenti possa incrementare il gap di competenze già esistenti tra gli studenti del Nord e del Sud. Ancora di più perché entrerebbero a scuola pure i privati, il quali potrebbero rimanere ben distanti dalle realtà territoriali (soprattutto al Sud) meno organizzate o più avare di servizi.
Tutti, indistintamente, sostengono che gli stipendi dovrebbero aumentare per l’intera categoria dei docenti, senza differenziazioni territoriali o legate al merito, perchè il divario rispetto agli altri Paesi rimane importante.
In attesa di capire con quali risorse si potrà attuare il progetto (il sospetto è che si trovino soluzioni per percentuali di docenti ridotte proprio perché per quasi un milione di insegnanti i soldi non vi sono), il modello da prendere come esempio potrebbe essere quello dell’Alto Adige, che però è anche una Regione a statuto speciale che gode di particolari forme e condizioni di autonomia (quindi anche di indennità aggiuntive).
Nella Provincia di Bolzano, infatti, gli stipendi sono stati tutti indistintamente aumentati. E da tempo, Certo, in cambio la Provincia ha ottenuto un impegno lavorativo maggiore: 2 ore settimanali in più di insegnamento e 220 ore funzionali in più. A coprire la spesa ci pensa la Provincia.
Si tratta di un principio normativo, tra l’altro, anche datato: è stato stabilito, scrive l’Ansa, “dalla norma di attuazione (DPR 89 del 1983) che permette alla Provincia di adottare “modifiche dei programmi e degli orari di insegnamento e di esame, ivi compresa l’introduzione di nuovi insegnamenti, per le scuole di ciascun gruppo linguistico”.
Le indennità provinciali, almeno in provincia di Bolzano, non sono proprio figurative: “L’indennità che ha un insegnante di prima nomina ovvero con un’anzianità da zero a due anni prende in Alto Adige, varia da 380 euro al mese lordi per un insegnante di scuola elementare a circa 640 euro per gli insegnanti di medie e superiori”, ha spiegato Stefano Barbacetto, il nuovo segretario generale di Cgil scuola in Alto Adige.
“L’indennità non viene percepita a luglio e agosto e non si ripercuote sulla tredicesima”.
Però non finisce qui: “per insegnanti abilitati con più di 9 anni di servizio l’indennità sale a 630 euro alle elementari fino a 970 euro lordi per gli insegnanti delle scuole medie di primo grado che così vengono equiparati agli insegnanti delle superiori che invece prendono un’indennità inferiore, ovvero 880 euro, perché hanno uno stipendio più alto nel contratto collettivo nazionale”, ha aggiunto Barbacetto.
Per l’insegnante bilingue, con ‘patentino’, ovvero l’esame (non è obbligatorio ai fini dell’insegnamento, tranne per l’insegnamento di seconda lingua), che attesta di avere superato la verifica sul bilinguismo, può guadagnare fino a 2.800 euro in più.
“Le ore funzionali – ha spiegato Tonino Tuttolomondo, direttore della ripartizione Intendenza scolastica per la scuola italiana – sono ore in più che comprendono la formazione, attività parascolastiche, la partecipazione agli organi collegiali e via dicendo. Sono prestazioni lavorative superiori a quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro degli insegnanti: in Provincia abbiamo una contrattazione provinciale aggiuntiva che regola queste particolarità”.
A colloquio con l’Ansa il direttore ha spiegato che “per un insegnante che voglia insegnare in Alto Adige, c’è la possibilità di iscrizione nelle graduatorie a tempo determinato, per poi fare un concorso per diventare di ruolo. Se un insegnante vuole venire qui da un’altra regione, può farlo a patto che vi siano posti vacanti e quelli ci sono per diverse classi di concorso”, ha detto Tuttolomondo.
“Attualmente – ha continuato il dirigente – abbiamo bandito un concorso straordinario per venire incontro ai precari. Sono 71 i posti vacanti messi a concorso per 25 classi di concorso per insegnanti che hanno prestato servizio in Alto Adige per almeno tre anni. Sono un po’ stupito del fatto che si sono presentati solo 136 partecipanti, mi sarei aspettato un numero maggiore, ma si vede che il pubblico impiego non attrae più come un tempo”.
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