“Gli stipendi non sono più all’altezza del lavoro e degli sforzi richiesti, ha dichiarato il ministro dell’Educazione nazionale, Pap Ndiaye, martedì 30 agosto, a RTL. Ha promesso di aumentare gli stipendi degli insegnanti oltre i 2.000 euro netti al mese dall’inizio dell’anno scolastico nel 2023.
Lo stipendio medio degli insegnanti delle scuole pubbliche è di 2.596 euro netti al mese, compresi bonus e indennità (nel 2020, ultime statistiche pubblicate). Questa media nasconde grandi disparità tra le categorie di insegnanti (“professeurs des écoles, certifiés, agrégés”), il loro status (di ruolo o supplenti) e la loro anzianità. Un insegnante abilitato all’insegnamento nelle scuole superiori riceve 1.480 euro netti al mese, esclusi i bonus, durante l’anno di prova, e 1.680 euro quando diventa insegnante di ruolo.” (Le Monde, 2 settembre 2022)
Per consolare i nostri colleghi transalpini, una proposta: scriviamo loro, informandoli della situazione in Italia. Raccontiamo loro dell’”insegnante esperto” che verrà tra dieci anni. Della formazione non retribuita, obbligatoria e aggiuntiva all’orario di servizio. Delle sparate da campagna elettorale di politici senza vergogna di ogni ordine e grado. Non risolveremo certo così i loro problemi retributivi, ma di sicuro quattro risate riusciamo a fargliele fare.
Ivan Cervesato
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