Non è invitante, livello europeo, la professione docente, vista la retribuzione se questa viene proporzionata ad altri impieghi per i quali non viene richiesto un tale ammontare di sacrificio e studio, contatto perenne con la burocrazia e concorsi di stabilizzazione talvolta invisibili a chi attende, in uno stato di precariato subalterno, quasi un decennio per divenire di ruolo in una determinata scuola. I paesi europei condividono tristemente delle annose problematiche connesse alla professione educativa e docente: limitata stabilità, contratti non aggiornati ed adeguati all’effettivo potere d’acquisto delle classi lavoratrici in cui questi rientrano, welfare e carico di lavoro inadeguati.
Preoccupa a livello comunitario l’effetto del lavoro sommerso, corrispondente alla correzione degli elaborati scritti, alla preparazione delle lezioni fontali e ai colloqui con le famiglie circa l’andamento complessivo degli studenti. In Romania, paese attanagliato da una crisi didattica e professionale per i docenti vista la retribuzione insufficiente e gli elevati livelli di abbandono e dispersione scolastica, i docenti sono allo stremo e promettono sciopero il quale, secondo le più recenti stime delle sigle sindacali, raggiungerà l’elevatissimo numero di oltre 100.000 aderenti già nei prossimi giorni.
Tra i 100.000 e i 150.000 insegnanti dell’istruzione pre-universitaria sono in sciopero da lunedì, secondo i dati forniti dai tre maggiori sindacati di categoria, dopo le proteste – rimaste inascoltate – di avvertimento di mercoledì e dopo i negoziati falliti miseramente tra un esecutivo sordo e il primo ministro Nicolae Ciucă (PNL). Marcel Ciolacu, futuro presidente del Consiglio (PSD) secondo la rotazione stabilita dalla coalizione attualmente al governo, ha inviato venerdì un messaggio in netto ritardo, attraverso il quale si è mostrato “disposto” a dialogare durante il fine settimana con i vertici sindacali “per evitare lo sciopero generale e gli impatti sulla scuola”.
Ha addossato la colpa ai sindacati responsabili delle azioni di protesta, affermando che “questo sciopero sta provocando il caos non solo nelle operazioni scolastiche ma anche nella vita di milioni di famiglie”. Il leader del PSD ha cercato di fare pressione sui vertici sindacali, aggiungendo che i romeni si aspettano da loro – e dai politici – soluzioni calme e razionali “mentre i bambini vedono la loro pace a scuola”. “Era obbligo del governo e di coloro che avevano deciso di trovare soluzioni più rapide, come avevano promesso”, è stata la risposta della Federazione dei sindacati liberi nell’istruzione, della Federazione dei sindacati nell’istruzione “Spiru Haret” e la Federazione Sindacale Nazionale dalla scorsa settimana “Alma Mater”. Lo stipendio medio per chi si avvia alla professione docente è basso e drammaticamente insufficiente a coprire trasporti e spese di base data l’iperinflazione che stressa il tessuto sociale ed economico; questo si aggira attorno ai 550 – 600 euro.
I sindacalisti hanno anche affermato di non voler scioperare all’infinito, ma di non avere scelta adeguata e hanno inviato ai governatori le principali richieste per la sua cessazione delle proteste ed il relativo ritorno in servizio:
L’esecutivo ha pianificato riunioni straordinarie durante il prossimo fine settimana con l’obiettivo di discutere le proposte ed intavolare una discussione strutturata con la controparte sindacale.
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