Leggiamo in questi giorni con favore le dichiarazioni del ministro e i suoi propositi di riconoscere agli insegnanti italiani un trattamento stipendiale più dignitoso di quello attuale.
Bene. Ma, oltre agli annunci, pensiamo che si debba entrare concretamente nel vivo della questione.
I propositi, infatti, per essere credibili, devono uscire dalle notizie giornalistiche ed agire l’unico vero terreno abilitato a farlo: il confronto sindacale ed il Contratto.
Per quanto riguarda il confronto sindacale basterebbe attivare i tavoli tematici su scuola, università, ricerca e Afam, che sono stati istituiti dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con la sottoscrizione dell’Intesa avvenuta il 24 aprile 2019 fra lo stesso Presidente del Consiglio e Sindacati.
In quella sede, ad esempio, si potrebbe incominciare a discutere di una più razionale utilizzazione dei fondi per la formazione in senso meno individualistico, dell’inclusione dei precari o di come avvicinarsi alla media degli stipendi europei, di come utilizzare meglio le residue risorse del “ bonus premiale” oggi comunque per contratto già facenti parte del salario accessorio e della contrattazione di scuola.
Peraltro al ministro e alla politica non deve sfuggire la necessità di investire risorse significative per far funzionare scuole e per adeguare gli stipendi di una intera categoria che conta oltre 1, 2 milione di addetti e che ha gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego.
In attesa che le intenzioni positive del ministro si traducano nella giusta misura degli stanziamenti dedicati al Contratto Istruzione e Ricerca 2019-21 nella legge di bilancio 2020, ci aspettiamo l’apertura immediata dei tavoli di confronto per discutere tempi e modalità del recupero del potere d’acquisto nel triennio e della valorizzazione professionale di tutto il personale.
Lo afferma in una nota la Flc Cgil.